04/02/2021 di Manuela Antonacci

Colosimo (FdI) sulla Ru486: «Inaccettabile che si faccia passare per una pilloletta»

La Regione Lazio ha, recentemente, recepito le nuove linee guida del Ministro Speranza per l'uso della pillola abortiva Ru486 al di fuori dell'ospedale. Le reazioni che ha scatenato questa decisione controversa, non sono state certe unanimi: c’è chi come il segretario del Partito Radicale, Maurizio Turco ha esultato parlando di libertà di scelta per le donne, chi invece non è affatto d’accordo, come Massimo Gandolfini che ha definito quella della Regione, una scelta rischiosa perché ignora gli effetti mortiferi della pillola. Sulle stesse posizioni del leader del Family Day, anche Chiara Colosimo, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che ha condannato in una nota, in modo netto la presa di posizione della Regione Lazio. In dialogo con Pro Vita & Famiglia, ci spiega perché

 

“La decisione della Regione Lazio di recepire le scellerate linee guida sulla somministrazione della pillola abortiva RU486 anche nei consultori e negli ambulatori non è una vittoria, ma una pericolosa banalizzazione dell`aborto. “È una scelta ideologica che contrasta il dettato della legge 194”, ha dichiarato in una nota. Vogliamo soffermarci su questi due concetti?

«La prima volta che sono entrata in Regione Lazio, quasi dieci anni fa, discussi proprio sull’introduzione della RU486 e, come ero contraria dieci anni fa e comunque si parlava di ricovero negli ospedali, come potrei non essere contraria dieci anni dopo, quando si pensa che le donne possano essere lasciate da sole ad abortire? E’ evidente che questa è una vulgata politica, perché la pillola è la stessa di dieci anni fa, non è cambiata. E quindi, se dieci anni fa, le linee guida del Ministero prevedevano il ricovero, non si capisce perché oggi non debbano prevederlo, se riguarda la stessa somministrazione dello stesso medicinale. Aggiungo a questo, che la valenza politica di questa storia viene rivendicata, per l’appunto, da alcuni che sono i soliti che continuano a considerare la possibilità di abortire nel minor tempo possibile e senza pensarci più di tanto, una vittoria per le donne. E, invece, a mio avviso, è la più grande sconfitta e ce lo raccontano anche quelle che lo hanno fatto».

Lei poi ha aggiunto che “Fratelli d`Italia continuerà a chiedere al Ministero, alla Regione e alle istituzioni in generale, di mettere in campo tutte le iniziative possibili per sostenere la famiglia, la natalità e la vita nascente. Soprattutto in questo momento nel quale l`emergenza Covid sta acutizzando le fragilità e mette a dura prova le famiglie”. Non è strano che, invece a livello nazionale e regionale, ancora una volta, anziché fornire aiuti ci si orienti verso una scelta di morte?

«E’ stranissimo e sbagliatissimo. Perché è un momento di crisi economica ed è evidente che il primo pensiero che può avere una donna sola o una famiglia in difficoltà, quando scopre di aspettare un bambino, è chiedersi come gli darà da mangiare, visto che la crisi economica impazza, quasi più di quella sanitaria. Fratelli d’Italia, invece, vorrebbe tendere ad una politica che sostenga quelle donne che decidono di mettere al mondo un figlio. Per fare questo, bisognerebbe cambiare completamente il paradigma che c’è stato fino ad ora. E quindi non per adoperarsi per far abortire nel minore tempo possibile. Nella Regione del segretario del PD che è anche presidente della Regione Lazio, io ho presentato un emendamento che prevedeva che le donne che venivano assistite gratuitamente in tutte le analisi e l’assistenza sanitaria prevista, a prescindere dalla loro condizione economica, ricevessero, nel caso in cui appartenessero ad una fascia di reddito piuttosto bassa, nei primi mesi di vita del bambino, tutto quello che è considerato un bene primario».

C’è chi ha esultato di fronte alle linee guida del ministro Speranza, parlando di conquista ed emancipazione ulteriore della donna. Secondo lei, è possibile che, invece, si stia nascondendo, la verità sul dramma dell’esperienza della Ru486 vissuta in totale solitudine? Quanto questo, se è d’accordo, possa essere un tentativo, di sbarazzarsi del dolore della donna, di fronte all’esperienza dell’aborto?

«Condivido pienamente questo pensiero. Si sta facendo passare il messaggio che, in fondo, che vuoi che sia, basta prendere una pilloletta, come fosse un’aspirina e tutto passa. Ma, in realtà, non passa dal punto di vista fisico, perché sappiamo che fisicamente, molte si trovano a dover abortire la propria creatura nei servizi igienici di casa e sappiamo che comunque l’aspetto psicologico prescinde dal modo in cui si abortisce. E’ comunque un trauma che lo si voglia ammettere o no. Non si può fare una scelta del genere, con la stessa leggerezza con cui si beve un bicchiere d’acqua. C’è una narrazione ideologica alla base di tutto questo che arriva a giustificare l’impiego della Ru486, in solitudine, avanzando la scusa del Covid. Ho letto dei comunicati deliranti, a riguardo. Per la serie “ora c’è il covid, meglio non ricoverarsi”. Quindi, chiunque debba sottoporsi ad un intervento chirurgico di altra natura, non deve farlo perché c’è il covid? Mi sembrano delle scuse che, francamente, nascondono l’unica verità: una scelta prettamente ideologica che va a fare danno alla donna e vuole ignorare che non contano le settimane di gestazione, perché quella che si va ad espellere è una creatura».

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