28/04/2021 di Manuela Antonacci

Come e perché il ddl Zan colpisce tutti, anche la libertà religiosa

Il ddl Zan che è ormai uno dei temi più caldi del momento, sulla cui calendarizzazione c’è un vero e proprio tiro alla fune, tra chi vorrebbe mandarlo avanti senza se e senza ma e chi, invece, ne chiede la totale revisione (come le femministe ed Arcilesbica). Un disegno di legge fortemente divisivo per alcuni aspetti controversi che lo caratterizzano: uno fra tutti, l’ambiguità dell’oggetto del reato che rende praticamente chiunque perseguibile. E questo non lo diciamo noi, ma lo ha affermato esultante, la scorsa estate, la senatrice Alessandra Maiorino che ha precisato che, mentre nel ddl Scalfarotto non era presente il reato di propaganda di idee e dunque c’era il “pericolo” che alcune associazioni continuassero ad esprimere le proprie idee, invece, nel ddl Zan «Avendo inserito il reato di incitamento all'odio, lì prendiamo tutto». Frase che appare perlomeno inquietante.

Infatti ci chiediamo – tanto per fare un esempio - cosa accadrà se, una volta approvato il ddl Zan, i sacerdoti dovessero azzardarsi a citare i passi delle Sacre Scritture che esprimono una precisa visione della sessualità, non certo in linea con quella del mondo arcobaleno. Per averne anche solo una vaga idea, basta riprendere le parole di Aurelio Mancuso di Arcigay che alcuni anni fa commentò così l’elezione di Benedetto XVI: «Con l'elezione di Benedetto XVI, cardinale Ratzinger, ha vinto la Chiesa più retriva, contraria a qualsiasi apertura in materia di morale sessuale, assolutamente sorda rispetto all'evoluzione dei tempi e della società». Questo è niente se aggiungiamo che il disegno di legge in questione prevede anche le intercettazioni telefoniche e ambientali: come affermava in una recente intervista, alla nostra testata, don Maurizio Patriciello, cosa cadrà ad un sacerdote che voglia svolgere con coscienza il proprio ministero, non potrà esercitarlo nemmeno nel segreto della confessione? E se ad esporsi dovesse essere il Papa stesso? Papa Francesco, sul gender, non ha mai nascosto tutta la sua riprovazione, definendolo «sbaglio della mente umana» e denunciando la «colonizzazione ideologica» che si intende portare avanti.

Premesso che i pontefici, in quanto capi di Stato estero e comunque, appunto, appartenenti ad un altro Stato, non sono soggetti alla legge italiana, ci chiediamo comunque cosa potrà mai accadere anche solamente ad un semplice sacerdote. Verrà sottoposto al pubblico linciaggio, etichettato come “omofobo” e persino denunciato?

Ecco uno degli aspetti più gravi di questo ddl che, in teoria, lotterebbe contro alcune discriminazioni (già punite dalla legge vigente) ma, di fatto, ne creerebbe solo di nuove, colpendo al cuore la libertà religiosa stessa.

 

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