01/03/2022 di Manuela Antonacci

Con 40mila euro dei contribuenti il gender sbarca nelle scuole di Bari

Ha un titolo che è tutto un programma: “Biodiverso? No, Biouguale”, ma che sembra anche del tutto staccato dalle vere finalità del progetto stesso. Stiamo parlando dell’iniziativa ideata dalla cooperativa sociale Semi di Vita, realizzata in partnership con l’Arcigay Puglia e l’associazione Restart, con il sostegno dell’U.S.S.M. (Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni), per prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza legate al sesso, all’orientamento sessuale e all’identità di genere e che è stata finanziata con ben 40mila euro «ad esito dell’avviso pubblico dell’assessorato al Welfare». Il tutto, come si legge sul sito del Comune di Bari, «per l’acquisizione di manifestazioni di interesse per l’attribuzione di contributi da destinare ad enti del Terzo settore per la realizzazione di interventi di prevenzione e contrasto delle povertà educative e relazionali dei minori della città».

L’obiettivo del “corso”? Manco a dirlo, la demolizione degli stereotipi di genere, ma anche «fornire modalità pratiche di prevenzione ed eventuale gestione di comportamenti violenti e omofobici per stimolare la consapevolezza degli schemi comportamentali disfunzionali che bullo, vittima e spettatori attivano», ma soprattutto si parla di «tutti gli aspetti che compongono l’identità sessuale per sottolineare la diversità di ogni individuo, valorizzando la cultura delle differenze», si parla di coming out, identità sessuale, persino di “giovani Lgbtqia”.

Allora viene da chiedersi, in questo mare magnum di argomenti arcobaleno, cosa c’entri l’U.S.S.M.? E’ presto detto. Infatti, destinatari dell’attività sono alcuni istituti di scuola superiore (tra cui il plesso Santarella - Severina - De Lilla) e un gruppo di 10 minori, a rischio di devianza e dell’area penale residenti nella città di Bari, segnalati proprio dall’USSM e dai Servizi sociali dei Municipi. Veniamo inoltre a scoprire, sempre dal sito del Comune, che le attività si svolgeranno durante l’orario scolastico, con il supporto di psicologhe e presso la sede della cooperativa sociale Semi di Vita.

Quali risultati ci si aspetta dopo il corso? La risposta è, anch’essa, tutta un programma: «Lo straniamento del proprio punto di vista, se fondato su pregiudizio di genere e identità sessuale [… ], raggiungere un buon livello di informazioni scientifiche sul genere e le identità sessuali, e di un adeguato livello formativo sui linguaggi inclusivi e non discriminanti […]». Che dire? Se non che fa veramente rabbrividire che tra gli scopi di un progetto educativo ci sia lo “straniamento del proprio punto di vista” perché lo “straniamento” è lo sconvolgimento della percezione abituale della realtà, dunque esattamente il vero obiettivo perseguito dal gender: quello di stravolgere l’oggettività del dato naturale per rinnegarlo e impiantarvi sopra un’ideologia inesistente e ascientifica. E la cosa ancor più grave è la strumentalizzazione della questione legata alla devianza minorile che nulla c’entra con l’identità di genere. Anzi, è ancora più grave che, anziché andare seriamente in soccorso di situazioni di disagio grave, se ne approfitti per appiccicarvi sopra la solita etichetta ideologica, contribuendo ad aumentare considerevolmente la confusione di menti già disorientate e magari anche traumatizzate da certe pesanti esperienze di vita.

Cosa c’entrano poi le infinite declinazioni delle pseudo identità di genere con la “biodiversità”, a cui fa riferimento il titolo del corso, non è dato di saperlo. Il presidente di “Semi di Vita” Angelo Santoro, con una spiegazione che sa più di arrampicata sugli specchi, cerca di chiarirlo: «Esiste una sola specie: l’essere umano. Al pari il nostro pianeta è unico, unico come ognuno di noi. Per questo, il rispetto passa attraverso un ecosistema chiamato comunità: su questo desideriamo esprimerci e darci una possibilità attraverso il passaggio di informazioni che portino le persone, a contatto con questo progetto, ad una consapevolezza maggiore sul tema dell’uguaglianza fra umani».

Eppure il titolo del progetto parla di biodiversità che per definizione è «la coesistenza in uno stesso ecosistema di diverse specie animali e vegetali che crea un equilibrio grazie alle loro reciproche relazioni» e che, dunque, non c’entra veramente nulla con le infinite  e fluide “identità di genere”.

Tuttavia esulta, convinta, l’assessore al Welfare Francesca Bottalico: «Si tratta – ha dichiarato - di una delle prime azioni socio-educative avviate nell’ambito del piano cittadino di contrasto e prevenzione della discriminazione e della violenza e della rete “Generare culture non violente”, alla quale si aggiungeranno a breve nuove progettualità nell'ambito del nascente centro antidiscriminazione […] Mai come in questo momento, infatti, è necessario offrire a docenti ed educatori elementi di riflessione e di conoscenza per esplorare a fondo i meccanismi e i comportamentali legati agli stereotipi o ai pregiudizi di genere, fornendo loro, al contempo, gli strumenti utili per accogliere il coming out e comprendere le dinamiche agite dagli adolescenti e dai ragazzi nei loro contesti di vita».

Infine, altro “dettaglio” ideologico, la data dell’evento conclusivo di “Biodiverso? No, biouguale!” è in programma per il 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia che, come ben sappiamo, voleva essere introdotta nelle scuole di ogni ordine e grado dall’ormai bocciato ddl Zan.

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