Ma davvero è una vita da sfigati (per parafrasare l’esclamazione contenuta nel cartello davanti al quale ha posato la senatrice Monica Cirinnà ultimamente) quella di chi crede nei fondamenti, di sempre, di qualunque civiltà: Dio, patria e famiglia? Ed è davvero così normale e naturale la macchina di fango e di violenza messa in azione da media, politici, associazioni e parte del mondo accademico, in questo ultimo periodo, contro il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, reo di voler ricordare al mondo intero l’importanza della famiglia formata da un uomo e da una donna e da sempre, che piaccia o no, cellula fondante della società e per questo tutelata e protetta dall’istituto giuridico del matrimonio?
Domande che si fanno sempre più urgenti e incalzanti, di fronte agli attacchi senza precedenti che il mondo pro life sta subendo senza esclusione di colpi, in vista del Convegno di Verona, perché quello a cui stiamo assistendo in questo periodo è l’“ideologicamente pietoso” tentativo di eliminare l’ineliminabile ovvero il primo importantissimo nucleo sociale responsabile dell’educazione e della crescita dei bambini: la famiglia e che, purtroppo per chi sta diffondendo ogni genere di fake news e calunnie contro questo grande evento, continuerà a essere il luogo primordiale in cui qualunque individuo nasce e muore e per la prima volta sperimenta relazioni sociali e forma la propria identità in base ad esse.
Alla parzialità con cui i media e parte del mondo politico trattano le manifestazioni femministe che inneggiano a un’emancipazione che sa sempre più di solitudine, individuando nella famiglia solo un residuo della società “veteropatriarcale”, prodigandosi, invece, a linciare chi difende quella cellula naturale attraverso cui la società si è perpetrata da sempre, si aggiunge la strabiliante “imparzialità” del mondo accademico che, come accade a Trieste, sta spendendo le sue forze per patrocinare il Friuli Venezia Giulia Pride, mentre, nel contempo a Verona, il rettore dell’Ateneo vieta l’uso delle aule per fini congressuali, definendo il World Conference come l’«espressione di un gruppo organizzato di soggetti che propongono convinzioni etiche e religiose come fossero dati scientifici»; ovviamente il riferimento è alle posizioni indigeste sui temi dell’aborto, del divorzio e dell’omosessualità, tanto cari a un certo mondo della “cultura”.
Ed è proprio questa marea di fango che sta tentando, fino ad ora senza riuscirci, di ricoprire e soffocare un’iniziativa così importante anche per la libertà di pensiero di chi non ragiona secondo i diktat imposti dalle lobby, che fa capire quanto sia più urgente che mai tornare a parlare della centralità dell’ultimo baluardo in difesa dell’individuo e della sua libertà e che, non a caso, i poteri forti, vorrebbero stritolare e ridurre al nulla.
Manuela Antonacci