Divieto di terapie ormonali e interventi chirurgici per il cambio di sesso di minori fino a 18 anni. Questo prevede un disegno di legge, già approvato dalla Camera e Senato del Wyoming che – una volta divenuto legge a tutti gli effetti se non sarà posto, come si auspica, alcun veto entro quindici giorni da parte del governatore repubblicano Mark Gordon – si prepara ad annoverare anche questo stato tra gli oltre 20 stati che vietano le medesime pratiche medico-chirurgiche destinate ai minori che credono di essere nati nel corpo sbagliato. Tale disegno di legge prevede inoltre, per il personale sanitario che ne violi l’applicazione, la sospensione o la revoca della licenza professionale.
Un’altra decisione fondamentale, dunque, per la tutela di minori, bambini e adolescenti, e soprattutto l’ennesima presa di posizione che certifica come sempre di più il castello di carte dei bloccanti della pubertà stia crollando – ne abbiamo parlato qui in un approfondimento sul tema -. L’ultima, in ordine di tempo, è stata la decisione del Servizio Nazionale Sanitario Britannico (NHS England) di mettere uno stop alla prescrizione di bloccanti della pubertà. Un vero e proprio terremoto, così come successe anche nel maggio 2021 in Svezia, che decise lo stesso stop, anche se in quel caso solo ai minori di 16 anni.
Tornando al caso del Wyoming, il disegno di legge si deve soprattutto alla detransitioner Chloe Cole, a quanto da lei sperimentato sulla propria pelle e che ancora non si stanca di testimoniare per mettere in guardia gli adolescenti dall’odio verso il proprio corpo e dalle lusinghe dell’ideologia Lgbtq+. La stessa, infatti, a 12 anni ha presunto di essere nata nel corpo sbagliato; a 13 anni ha fatto coming out con i genitori e ha cominciato ad assumere farmaci bloccanti la pubertà e testosterone e a soli 15 anni ha subito una doppia mastectomia. Non trascorre neanche un anno e a 16 anni comprende l’inganno in cui è caduta, avallato da un sistema sanitario ideologizzato, per cui decide di tornare indietro, non senza pagarne le conseguenze sul piano della salute fisica e psicologica che tale riappropriazione del Sé sempre comporta.
D’altra parte è ormai noto che i bloccanti e gli interventi chirurgici per la transizione di genere possano provocare compromissioni psicologiche gravi e danni fisici seri e permanenti, tra i quali malattie cardiovascolari, perdita di densità ossea, cancro, ictus e coaguli di sangue, infertilità e suicidio.
Eppure la firma della legge da parte del governatore è tutt’altro che scontata. A oggi nel Wyoming vige il divieto per i maschi di competere in gare sportive femminili, un provvedimento che non è stato sottoscritto a suo tempo da Gordon, che lo definì «draconiano». Recentemente, sempre senza la sua firma, è stato però comunque approvato un altro provvedimento significativo nel contrasto all’ideologia di genere che preclude l’indottrinamento Lgbtq+ nelle scuole, ribadendo che la decisione relativa alla partecipazione o meno da parte dei minori a corsi in materia spetti in primo luogo ai genitori, non ai loro figli. Ciò fa dunque ben sperare che l’iter di questa legge sul divieto di somministrazione di bloccanti e di prescrizione di interventi chirurgici per il cambio di sesso dei minori si concluda positivamente.