La contraccezione chimica ha molti effetti collaterali e mette a rischio la salute delle donne. Lo abbiamo scritto e ripetuto in molte occasioni. Le case farmaceutiche, che ci guadagnano profumatamente, e i cultori della morte, figli della rivoluzione sessuale del ’68, hanno sempre negato e sottaciuto. Ma le donne sanno informarsi, evidentemente. Per lo meno in Francia.
Infatti, il mese scorso, il quotidiano “Le Monde” ha pubblicato un’interessante inchiesta di François Béguin e Laetitia Clavreul : le donne francesi fanno uso in modo sempre più massiccio dei metodi di regolamentazione della fertilità naturali. Non sono certo spinte da motivi religiosi e bigotti, nella Francia dove la laicité e il secolarismo sono imperanti.
In proposito, Lucetta Scaraffia, sull’Osservatore Romano ha scritto: “In fondo, è una specie di riabilitazione della vituperata Humanae vitae. Comincia infatti a incrinarsi la fiducia delle donne in una libertà sessuale ottenuta mettendo a rischio la propria salute”.
Sappiamo bene quello che è costato alla Chiesa e alla persona stessa di Papa Paolo VI la pubblicazione di quell’enciclica. Chi non lo sapesse legga il saggio interessantissimo di Renzo Puccetti, I veleni della contraccezione .
Le donne francesi sono arrivate col tempo, in circa 40 anni, alle stesse conclusioni del Magistero ecclesiale. E ci sono arrivate, non per atto di fede, ma per un desiderio – quasi ecologista – di rispetto della natura e del loro corpo. Evidentemente chi dice che il Cristianesimo è l’unica religione (vera), perché incarna perfettamente le norme del diritto e della ragione naturale , non ha tutti i torti.
Ma, intanto, l’inganno perdura nel resto del mondo, in Italia, nei paesi in via di sviluppo: le associazioni umanitari portano contraccezione e kit per aborti prima che cibo e acqua. Quante ragazzine si devono ancora avvelenare con l’illusione di guadagnare la libertà e la sicurezza nella vita?
Francesca Romana Poleggi