10/04/2015

Contro ” l’omofobia ” è lecito usare violenza e discriminazione?

Se in nome della lotta alle discriminazioni si discrimina, c’è qualcosa che non va. Se chi piange per l’omofobia a sua volta discrimina, ghettizza, usa violenza, è incoerente, vile e in mala fede.

Ne sanno qualcosa i ristoratori americani che sono divenuti vittime della violenza cieca di chi “lotta contro l’omofobia”...

NoCristianofobia ne ha riassunto la storia agghiacciante pubblicata da LifeSiteNews.

Questa è la storia di un autentico linciaggio mediatico, costruito chirurgicamente e seguendo una strategia mirata. Di quest’allucinante vicenda in Italia ed in buona parte del mondo si è conosciuta soltanto la prima parte. Noi ora vi riveliamo il seguito.

Stato dell’Indiana (Usa), cittadina di Walkerton, 2.200 anime in tutto. Una comunità accogliente, dove tutti conoscono tutti. Questo, fino al varo del Religious Freedom Restoration Act, la legge sulla libertà religiosa, voluta dal governatore Mike Pence. Già costretto a prometterne una modifica, di fronte alla virulenta campagna scatenatagli contro dalle lobby Lgbt. In base a tale normativa, chiunque – ad esempio, le imprese del mondo della ristorazione – volesse rifiutarsi di celebrare o servire “nozze” gay, in virtù delle proprie convinzioni religiose, può farlo.

Secondo quanto riferito dall’agenzia LifeSiteNews, l’emittente Abc-57 di South Bend ha deciso di raccogliere pareri in merito. Così, proprio a Walkerton, ha intervistato i titolari del “Memories Pizza” (nella foto). Il locale è da sempre proprietà della famiglia cristiana di Kevin O’Connor. La quale ha dichiarato di non ritenere «che vi siano i gay nel mirino di questa legge, né ch’essa sia discriminatoria, ma che anzi voglia aiutare le persone con un credo religioso». Certo, ha precisato la figlia, Crystal, «se una coppia gay venisse da noi e ci chiedesse di organizzare un catering per il loro matrimonio, dovremmo dire di no», poiché in contrasto con le proprie convinzioni religiose. Pur specificando come chiunque sia il benvenuto nel ristorante. Dove sono esposti il crocifisso ed un cartello, che recita: «Ogni giorno, prima di aprire il locale, ci riuniamo e preghiamo assieme».

D’altra parte, «non ci possono costringere ad accettare il loro stile di vita», ha aggiunto nell’intervista il padre, Kevin. La notizia è stata trasmessa lo scorso 31 marzo. Con un commento da parte dell’emittente, che ha definito questo il primo esercizio pubblico «rifiutatosi di servire persone omosessuali».

Le loro dichiarazioni sono state immediatamente rilanciate da Abc News, Cnn, Huffington Post e da vari altri media. Scatenando contro la famigliola un attacco senza precedenti: prima le minacce sui social network con post di una volgarità e veemenza inaudita e con allegate foto a dir poco oscene; poi su Yelp, il popolare sito di recensioni on line, un vero e proprio bombardamento di recensioni pesantemente negative – oltre 1.200 –; il South Bend Tribune ha dato notizia di un tizio, paratosi davanti al locale con un cartello, su cui aveva scritto a mano: «Bigotti». Secondo il sito LegalInsurrection.com, la famiglia O’Connor ha ricevuto minacce dinamitarde e di morte, il suo sito web è stato violato. Jessica Dooley, allenatrice di golf per ragazze ed assistente di softball presso un liceo nei pressi, ha pubblicato un tweet con scritto: «Chi viene a Walkerton con me, per bruciare il Memories Pizza?». Ciò, che le è valso una sospensione dal lavoro, ma anche un’indagine da parte del Dipartimento di Polizia per «molestie, intimidazioni e minacce». In merito, sarà il Procuratore della Contea a decidere. Non solo: su Google Maps ignoti, sicuramente gay friendly, hanno aggiunto all’indicazione Memories Pizza foto a dir poco indecenti. Chiunque può verificare.

I titolari, terrorizzati, sono stati costretti a chiudere la loro pizzeria. «Non ho niente contro i gay, semplicemente non giustifico il matrimonio omosessuale, è questo che ho detto», ha dovuto giustificarsi il capofamiglia, Kevin, di nuovo intervistato dal The Daily Beast, dopo le feroci polemiche. Ha precisato sua figlia Crystal: «Non stiamo discriminando nessuno, questa è solo la nostra fede e chiunque ha il diritto di credere in qualcosa».

Ma ora, col locale chiuso, sono privi di reddito. E’ subito partita una raccolta fondi per aiutarli. Ha fruttato 500 mila dollari in poco tempo, secondo quanto riportato dal Chicago Tribune. Un segno di speranza nella furia della tempesta, ancora in atto. Tanto che gli O’Connor stanno pensando di lasciare lo Stato: «Non so se riapriremo, né se potremo farlo – ha dichiarato a TheBlaze Crystal – Ora possiamo solo nasconderci. Siamo provati e confusi. La notizia ha assunto un rilievo totalmente sproporzionato. Son state dette menzogne sulle nostre dichiarazioni».

L’ideologia Lgbt strilla col mondo d’esser vittima. Ma episodi come questo ne mostrano il volto carnefice. Anzi, cannibale.

 

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