In Spagna, la pandemia sta colpendo particolarmente duro: fino a martedì 24 marzo il numero dei decessi ha raggiunto quota 2.229, secondo le stime del Ministero della Salute di Madrid che aggiunge anche che i contagiati sarebbero oltre 35.000. La situazione risulta particolarmente drammatica, non solo negli ospedali ma anche negli ospizi.
I militari spagnoli, in particolare, che stanno scendendo in campo per aiutare nella lotta contro il coronavirus che, ormai, a tutti gli effetti, ha preso la forma di una vera e propria battaglia, con un nemico che avanza a tempi record, guadagnando territori sempre più vasti, avrebbero trovato, addirittura, pazienti anziani abbandonati nelle case di riposo del Paese e, persino in alcuni casi, morti nei loro letti, senza che lo sapesse nessuno, nemmeno i loro parenti. E non si tratta di leggende metropolitane perché la denuncia viene dal ministero della Difesa, tant’è che in Spagna è stata avviata un'indagine per approfondire la cause e ricercare i colpevoli. È una situazione seria e preoccupante, riportata anche dalla Bbc.
Dopo aver appreso una notizia così triste, la mente non può non andare all’espressione, usata più volte da papa Francesco, per indicare la disumanità di fondo di una società basata puramente sull’efficientismo. Quello che vediamo realizzarsi in Spagna (e probabilmente non solo in Spagna...) è cioè il frutto di una “società dello scarto”, in cui vincono e vanno avanti solo i “forti”, mentre i più deboli (bambini e anziani) possono essere tranquillamente soppressi: pensiamo all’aborto e all’eutanasia, ma, senza far nemmeno riferimento alle nostre battaglie, pensiamo a quanto abbiamo appena descritto.
Una sorta di menefreghismo di fronte alla decimazione degli anziani che ricorda tanto i cardini dell’evoluzionismo darwiniano: il mondo va così, sopravvive il più forte e tanto meglio! Perché i più forti sono quelli più necessari alla nostra società, ci dice certa mentalità scientista. Ma è davvero così? E’ giusto ed è razionale e onesto far rientrare gli anziani tra gli “inutili”? A noi sembra una visione miope a dir poco, in quanto non tiene affatto conto del tesoro rappresentato da chi ha vissuto più di noi.
Basterebbe anche solo la preziosità dell’esperienza accumulata nel tempo a smentire questa convinzione ma è ancora poco. La saggezza sì, ma vogliamo parlare del supporto emotivo (e in molti casi anche pratico ed economico) che i nonni danno alle giovani famiglie? Quei “vecchi” hanno cresciuto i nipotini, li hanno educati, hanno trasmesso loro la fede e si sono, senza esitazione, sottoposti ad innumerevoli sacrifici per regalare ai loro figli e alle loro famiglie il benessere in cui oggi vivono.
Allora ci auguriamo che la situazione di straordinaria emergenza che stiamo vivendo e che per la precarietà quotidiana che sperimentiamo, ci costringe ad alzare più spesso gli occhi al cielo, ci aiuti ad avere uno sguardo più profondo sulla realtà, che non si faccia ingannare da luccichio di certi falsi idoli ma che riscopra l’essenziale, anche e soprattutto nelle relazioni, perché, dopo questa pandemia, in termini di individualismo, niente torni ad essere come prima.
di Manuela Antonacci