26/07/2023 di Luca Marcolivio

Corso gender, la testimonianza: «L’Istituto Superiore di Sanità usa lo stesso linguaggio del Pride»

L’esistenza di un corso di formazione a distanza per operatori sanitari impregnato di ideologia gender e – cosa ancor più grave – promosso dall’Istituto Superiore di Sanità sarebbe forse rimasta occulta se non ci fosse stata segnalata da una lettrice di Pro Vita & Famiglia. Si tratta di un’operatrice sanitaria che, indignata, che vuole rimanere anonima. L’abbiamo raggiunta telefonicamente e ci ha messo subito in evidenza l’aspetto più clamoroso di tutta l’iniziativa: «Quando ho aperto le dispense, mi sono chiesta: possibile che l’Istituto Superiore di Sanità usi lo stesso linguaggio di quelli del Pride? Espressioni come “pansessuale”, “a-gender” o “assegnato maschio alla nascita” fanno parte di una terminologia ideologica non medica. L’ho trovato impressionante».

Un’altra cosa giudicata «grave» dall’anonima operatrice sanitaria è la seguente: «L’approccio è affermativo, ti spiegano come si dovrebbe comportare la scuola, come si dovrebbe comportare i genitori o gli allenatori. Prescrivono, cioè, che si adattino alla nuova identità del ragazzo. Zero dubbi, nessuno spazio per opinioni un minimo differenti. Non viene in mente che, nella comunità scientifica possano esistere approcci diversi, che si interroghino su quale possa essere la soluzione migliore. Al contrario, danno tutto per scontato».

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Cos’altro si deduce da questa storia? Che l’Istituto Superiore di Sanità ha una «marcata impostazione ideologica» per cui «si dà per scontato che il genere è qualcosa che esiste e può andare a finire addosso a qualcuno, indipendentemente dalla biologia che ha un suo ruolo ma quasi secondario rispetto all’identità di genere». Tuttavia, commenta la nostra lettrice, «non so se il linguaggio della psichiatria sia realmente quello usato in questi sussidi, comunque non credo che “non binary” sia un termine che si trova nei manuali accademici».

Non solo: il corso a distanza promosso dall’Istituto Superiore di Sanità spiega quale dovrebbe essere l’approccio con i minori che decidono di appartenere all’altro sesso. In quel caso, se l’operatore sanitario è uno psicologo, gli viene detto che non è obbligatorio ma comunque consigliato prendere contatto con i genitori, specie se sono riluttanti verso le scelte del figlio.

«Quando è stato il momento della valutazione del corso – prosegue la lettrice di Pro Vita & Famigliaho scritto che era molto ricco di contenuti ma totalmente ideologico e, per l’appunto, con un linguaggio mutuato dalla comunità lgbt. Ingaggiare Cathy La Torre [noto avvocato lgbt, ndr] tra gli esperti che hanno allestito il corso, poi, l’ho trovato deontologicamente scorretto».

Ultimo ma non ultimo: «Avrei voluto segnalare questo caso al premier Meloni. Mi sembra incredibile che persino con un governo di centrodestra avvengano queste cose. I funzionari sono più potenti dei ministri che vanno e vengono mentre i burocrati restano. Rimane il fatto che, quando parli di “pansessuale” o di “non binario”, dove sarebbe la scientificità? Se non è un linguaggio da Pride, come minimo è un linguaggio che ti aspetteresti da un Alessandro Zan o da un Vladimir Luxuria…».

 

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