Una decisione storica, la prima nel suo genere. Stiamo parlando di quella presa dalla Corte Suprema dell’Alabama in merito agli embrioni congelati: «sono essere umani» a tutti gli effetti.Ne consegue che chi li distrugge è da ritenere responsabile di omicidio, quanto meno colposo. Una sentenza arrivata con 7 voti favorevoli e 2 contrati e riguardante un caso nel quale un intruso nei laboratori di una clinica aveva fatto cadere le ampolle contenenti alcuni embrioni che erano andati distrutti, e che definisce gli embrioni congelati «bimbi extrauterini» e il luogo nel quale sono conservati una «nursery criogenica».
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Si tratta di una decisione che arriva dopo che già altri undici stati americani hanno stabilito che la persona umana incomincia al momento della fecondazione, aggiungendo a questa statuizione numerose restrizioni relative alla pratica abortiva. Sul piano federale, inoltre, si è in attesa di una decisione da parte della Suprema Corte relativamente all’uso di farmaci abortivi e sarà la prima volta in questo senso da quando la nota sentenza “Roe vs. Wade” è stata messa in discussione nel 2022. Nel presente, tuttavia, sono storiche le parole scritte dalla Corte dell’Alabama, secondo cui: «i bambini non nati sono comunque bambini» e come tali sono da considerarsi anche gli embrioni congelati, che dunque godono della stessa protezione della legge riguardante i soggetti umani già formati. Chiunque si sbarazzi di un embrione congelato, dunque, è processabile.
La battaglia sul riconoscimento dell’embrione dura da tempo in vari stati USA e la sentenza della Corte Suprema dell’Alabama è indubbiamente unica nel suo genere e si radica su una decisione del 2018 quando, tramite un referendum, i cittadini hanno approvato l’idea che il feto sia già una persona. Con la messa in discussione della “Roe vs.Wade” in Alabama l’aborto è stato poi vietato del tutto. Il passo verso gli embrioni congelati è maturato soltanto in questi giorni ma aveva, insomma, già buone basi e indubbiamente la decisione dell’Alabama si spinge così avanti da riuscire a legittimare, probabilmente, azioni simili anche in altri stati.
Naturalmente non mancano le proteste: la sentenza può mettere in gravi difficoltà le coppie che non riescono ad avere figli e si affidano alla fecondazione in vitro per riuscirci, pratica che viene ritenuta disumana proprio per gli embrioni che vengono sistematicamente uccisi. Per chi critica la sentenza, il rischio di finire incriminati per aver eliminato gli embrioni non utilizzati durante il procedimento potrebbe inoltre aumentare a dismisura i costi delle operazioni connesse, così disincentivandole fortemente, e addirittura spingere le cliniche che se ne occupano a spostarsi altrove. Argomenti che non sembrano interessare alla Corte Suprema dell’Alabama, che nella sentenza ha sottolineato come il proprio dovere è garantire protezione legale alla “vita non nata” senza eccezioni, mentre il resto è fuori dalla sua competenza. Altri non mancano di osservare che scienza e ricerca, che tanto efficienti sono state nel trovare soluzioni a problemi complessi, possono a questo punto concentrarsi di più e meglio a trovare una maniera di dare un figlio alle coppie che lo desiderano e non riescono ad averlo, senza con ciò commettere stragi di embrioni.
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In ogni caso il consenso raccolto in Alabama attorno alla sentenza della Corte Suprema è ampio e profondo in tutti i cittadini e in tutte le associazioni locali a difesa della vita e della gravidanza. In Italia, dove spesso i media sono dominati da una narrazione iper-abortista e progressista, la notizia è stata data da alcuni organi di stampa con sconcerto. Con la solita scarsa originalità, fioccano infatti titoli che parlano di “sentenza-shock”, laddove non si muove un capello all’idea di centinaia di migliaia di embrioni (cioè persone) congelati come bastoncini di pesce qualunque e cestinati come cartaccia quando non servono più. Come capita sempre nei contesti culturali vittime di colonizzazione, le novità del colonizzatore trovano subito un’opposizione conservatrice e serve tempo perché il cambiamento venga poi gradualmente importato. Mentre il mainstream si adegua al solito andazzo progressista e trans-umano pro-morte, molte sono nel nostro paese le persone pronte ad accogliere un cambiamento culturale a favore della vita e del suo rispetto sacrale, come potrebbero essere disposizioni simili a quelle americane, qualora ci fosse qualche legislatore o politico coraggioso a sufficienza da voler emulare i giudici dell’Alabama. Ci riferiamo, ovviamente, alle proposte di legge sull’umanità del concepito già presentate in Senato, che mirano a modificare l’articolo 1 del codice civile al fine di riconoscere proprio la capacità giuridica del concepito.