“Nascere con la camicia”, un’espressione che abbiamo sentito ripetere diverse volte, riferita solitamente a persone molto fortunate. Ma da dove nasce questo modo di dire? È solo frutto di una complicata metafora linguistica?
Ebbene no! Ha a che fare con la magia del parto. Secondo le statistiche, infatti, un bambino ogni 80 mila nasce “con la camicia”. Certo non con una camicetta vera, ma in una condizione molto particolare che nella visione popolare è stata associata, proprio per la raritá dei casi in cui avviene, a un evento quasi magico. Un segno di buon auspicio per il futuro del bambino che si prospetta radioso.
Quello che effettivamente accade in questi casi è che il bambino nasca avvolto nel sacco amniotico ancora intatto in cui è stato rannicchiato per nove mesi. Pare, così dicono i medici, che al momento del parto in alcuni, pochissimi, casi le membrane non si rompano grazie alla loro particolare elasticità, e il parto avviene comunque senza alcuna complicazione né per la mamma né per il bambino. Anzi. Per quest’ultimo è addirittura una condizione ancor più favorevole.
Infatti, il trauma della nascita è ridimensionato notevolmente, in quanto il bambino vede la luce attutita attraverso la sacca, con il cordone ancora attaccato che gli permette di ricevere l’ossigeno, e senza essere sorpreso di colpo dal freddo esterno, in quanto è ancora immerso nel liquido che ha la sua stessa temperatura corporea. I ginecologi che hanno assistito a parti di questo tipo raccontano dello stupore che provano nel vedere il bambino così tranquillo dopo il parto, come fosse ancora al sicuro nel pancione della mamma.
In tempi passati, chi assisteva a nascite di questo tipo credeva che il bambino avesse ricevuto una grazia, la prima delle tante che sarebbe stato destinato a ricevere nella sua vita, e addirittura che sarebbe stato una persona buona, capace di restituire tutto il bene che aveva ricevuto donandosi agli altri.
Un caso che è diventato realtà, nonostante la sua stessa rarità, proprio qualche giorno fa e proprio in Italia, in particolare all’ospedale di Bassano del Grappa. Un primogenito di nome Alexander a cui diamo il benvenuto e a cui auguriamo che riceva davvero tante grazie nella sua vita oltre alla capacità di saper restituire il bene agli altri.