C’è da accorrere davvero numerosi, a Torino, dov’è nato il primo corso universitario dedicato al diritto lgbt+. Usiamo l’arma dell’ironia perché non si sa se c’è più da ridere o da piangere.
E già perché (e su questo ci sarebbe davvero da riflettere) quando i temi che riguardano la comunità lgbt+ entrano nel dibattito pubblico, vengono filtrati direttamente attraverso la logica e la pretesa dei diritti e, dunque, della legge. Così come è accaduto per le unioni civili e come si sta cercando di far accadere, riguardo la legge sull’omotransfobia: dal dibattito si passa direttamente all’iter di legge, come se si trattasse di qualcosa di sacrosanto, inesorabile e scontato e non di una rivoluzione antropologica impressionante che si vuole imporre alla nostra società.
Ma quali sono gli argomenti trattati nello specifico, niente di meno che presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino? E’ presto detto: all’insegna della tutela del love is love, si analizza cosa implichi da un punto di vista legale e normativo il poliamore (sorvolando evidentemente sul fatto che la poligamia sia vietata nel nostro paese) o a che punto siano i diritti delle persone transessuali che, secondo la stessa comunità Lgbt, nel periodo precedente alla loro fase di “transizione” verrebbero sottoposte ad una non ben specificata forma di emarginazione sociale.
Immancabile ovviamente l’analisi di una tematica delicata e centrale come quella dell’omogenitorialità o della gestazione per altri, analizzate alla luce delle normative vigenti. Per un totale di ben undici lezioni a partire dal 22 febbraio 2021 e, per garantire a tutti i richiedenti l’accesso a queste perle di diritto, da 40, i posti sono stati aumentati a 60.
Un’iniziativa audace, ma non è la prima organizzata dall’ateneo, che un paio di anni fa ha presentato persino un corso di storia dell’omosessualità tenuto da Maya de Leo. Insomma, davvero una disamina “seria”, anzi “accademica”, se si sceglie di affrontare certe tematiche così calde e sulle quali è ancora in corso un vivo dibattito, sbarazzandosi della possibilità di un minimo e sacrosanto contraddittorio.