Nessuno ci avrebbe creduto ma con coraggio un ricercatore dell’Università di Oslo ha dimostrato, attraverso una ricerca sociologica, che i cristiani sono discriminati fortemente in Norvegia. Possibile? I paesi scandinavi non erano un modello da seguire per la loro tolleranza? Infatti sono tolleranti con tutti, lo sono meno con i nativi cristiani pur essendo una nazione con il 70% di abitanti che si dichiara tale. La fede cristiana è spesso vista come un handicap per chi cerca lavoro, e a volte ci si spinge fino a chiedere la cancellazione dai CV dell’appartenenza religiosa: essere un cristiano attivo è quasi un male per la carriera professionale e nella ricerca di lavoro. I cristiani sono discriminati nella ricerca del lavoro almeno quanto i musulmani. «Ci sorprende il fatto che le origini cristiane vengano percepite come un aspetto negativo nelle domande di lavoro», ha detto Vårt Land Edvard Nergård Larsen, ricercatore presso il Dipartimento di Sociologia e Geografia sociale dell'Università di Oslo, nel presentare la sua ricerca nei giorni scorsi.
La ricerca compiuta da un team di esperti ha riguardato 18 mila interviste. Per la precisione sono state inviate oltre 18 mila domande di lavoro fittizie ad aziende in Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Germania e Spagna. Quasi 3000 di loro sono stati indirizzati ai datori di lavoro norvegesi. Nel CV tutti i "candidati" hanno dichiarato di aver lavorato per un'organizzazione giovanile e mentre "Kristian" e "Silje" apparentemente appartenevano a un'organizzazione cristiana, "Tariq" e "Yasmeen" facevano parte di un'organizzazione musulmana.
Ovviamente è emerso che i candidati con nomi tipicamente norvegesi sono preferiti ai candidati con nomi stranieri, ma più sorprendentemente anche la religione si è rivelata un fattore importante di scelta imprenditoriale. I dati emersi dimostrano che «è quasi altrettanto negativo essere attivi in un'organizzazione cristiana che avere un nome dal suono pakistano», ha concluso Larsen. Ancor peggio, la Norvegia è l'unica in cui è stato riscontrata una discriminazione verso i cristiani. Le possibili interpretazioni possono essere due: è possibile che i datori di lavoro norvegesi ritengano inappropriato menzionare l'attività religiosa in un contesto lavorativo, ma potrebbe essere che esiste un chiaro pregiudizio del datore di lavoro contro questo gruppo di fedeli cristiani. In altre parole, «essere attivi in un'organizzazione cristiana può dare ai datori di lavoro l’impressione di aver atteggiamenti conservatori più in generale», ha suggerito la ricerca.
Una riprova, dunque, della incredibile situazione che vivono i cristiani nativi in Norvegia? Karl Jahr, caporedattore del quotidiano cristiano Korsets Seier, ha ammesso di ricevere spesso richieste da parte di persone per eliminare articoli in cui loro stessi sono menzionati per la loro testimonianza cristiana, che spesso viene vista come un handicap quando si cerca lavoro. La Norvegia, come detto, è un paese prevalentemente cristiano, con circa il 70% della popolazione che dichiara di appartenere alla Chiesa evangelica luterana, mentre alla Cattolica appartiene il 3% della popolazione. La ricerca è un grave indizio sui comportamenti dei cittadini norvegesi e ci dimostra quanto una società secolarizzata e liquefatta nella poltiglia del multiculturalismo non è più capace nemmeno di rispettare le proprie radici culturali e civili.
Ancor peggio, costringere i cristiani norvegesi, i propri concittadini, a censurare dalla propria vita pubblica la fede cristiana, generalmente caritatevole, ci mostra il volto truce del peggior laicismo totalitario dell’occidente attuale.
di Luca Volontè