Il 15 ottobre ProVita Onlus e Generazione Famiglia hanno lanciato una campagna choc: tre manifesti che gridano #StopUteroInAffitto. Molte le reazioni piovute dai media, rincorse sui social. Proviamo in questi giorni a rispondere alle critiche più frequenti che ci sono giunte, sperando di fare cosa gradita.
Critica n. 1: “Questa campagna, con gli slogan che avete scelto, discrimina innanzitutto i bambini cresciuti solo con la mamma o con il papà e gli adottati”.
È vero: esistono bambini senza una mamma o senza un papà. Bambini che a causa di una tragedia, che sia la morte di uno dei due genitori, che sia abbandono, sono cresciuti solo con la mamma o solo con il papà.
È vero: esistono bambini senza mamma e senza papà che sono stati adottati. Bambini, cioè, che a causa di una tragedia che sia la morte dei due genitori, che sia abbandono per incapacità, sono cresciuti da una mamma e un papà adottivi! (Mi preme ricordare che l’adozione non è un istituto per “dare” figli a chi non li ha, ma per restiutire ad un bambino ciò che una tragedia ha tolto, cioè mamma e papà).
È vero pure che molti di loro sono più felici di tutti noi messi insieme! È vero che molti hanno lottato contro le loro ferite, e hanno vinto! Hanno morso la vita... hanno affrontato la tragedia che ha riservato loro la vita, che ha provato a rovinargli la vita, e hanno vinto! Hanno versato lacrime e sangue, forse pensado alle proprie origini, hanno speso dolore, ma hanno vinto.
È vero: nella vita, anche quando in salita, si può combattere con i propri fantasmi, e si può vincere! E si è felici. Molto probabilmente la maggior parte di noi ha potuto viverlo, con-viverlo, con persone carissime. E più è stata complicata la salita, più è stata goduta la felicità, quando accapparata!
È vero, una tragedia può essere “sconfitta”! Nessuno di noi è “predestinato” all’infelicità!
Ma il fatto che la strada in salita possa essere affrontata, non significa che due adulti, dato per scontato il grandissimo cuore di entrambi, possano permettersi di “creare” a tavolino questa tragedia, che sì può essere superata, ma a che prezzo?
È vero, l’assenza della mamma o del papà, o di entrambi, e la ferita dell’abbandono non significa per forza essere meno felici, non raggiungere la propria meta, ma significa sicuramente soffrire. Passare per valli oscure, che temprano, ma che feriscono anche. Profondamente.
Due uomini o due donne, per “avere” un bambino, devono necessariamente negare a tavolino una mamma o un papà che esistono. È un’ingiustizia palese, per il bambino. Due uomini o due donne, per “avere” un bambino, devono decidere e programmare che il bambino non conosca la propria mamma o il proprio papà.
Idem, una coppia di uomo e donna, quando sfruttano queste pratiche per “ottenere” un figlio, devono necessariamente negare a tavolino una mamma o un papà (o entrambi) che esistono. È un’ingiustizia palese per il bambino. Un uomo e una donna che sfruttano queste pratiche per “avere” un bambino devono programmare che il bambino non conosca la propria mamma o il proprio papà, o entrambi.
Ho un carissimo amico senza possibilità di camminare: è felice, ora. Ma proprio tanto! Ma non penso per questo che si debba togliere la possibilità di camminare a tutti. E quando lo dico, lui certamente non si offende. Anzi...
Maria Rachele Ruiu