Il “metodo-Bibbiano” ha funestato la vita di molte città, tra cui Torino. Lo scorso mese, Pro Vita & Famiglia ed altre testate avevano dato la notizia di due fratellini strappati dal tribunale ai genitori e, in seguito, vittime di maltrattamenti da parte della coppia di donne affidataria. Anche in loro nome, il capoluogo piemontese scenderà in piazza in una manifestazione indetta per mercoledì 19 gennaio, alle 11, in corso Unione Sovietica, di fronte al Tribunale dei Minori.
I genitori cui sono stati sottratti i bimbi sono intenzionati a mandare «delle pec con i nomi delle piccole vittime a tutti gli organi competenti, per rispondere alle dichiarazioni del Presidente del Tribunale Dott. Scovazzo il quale ha affermato che a Torino non ci sono anomalie – dichiara un gruppo di genitori a una testata online –. Noi vogliamo chiarezza, vogliamo sapere perché i bambini ci vengono sottratti e affidati ad altre famiglie».
Lo scenario in cui versano le politiche degli affidi a Torino non è dissimile da quello drammaticamente emerso nella Val d’Enza tre estati fa: bambini scomparsi o letteralmente sequestrati nelle case-famiglia. Complicità dei servizi sociali e un altissimo livello di corruzione dei funzionari preposti. «Un sistema volto alla distruzione delle famiglie, alimentando la remunerativa filiera psichiatrica e la dissoluzione dei legami familiari, mettendo in campo spesso false relazioni, che i magistrati prendono per oro colato senza verificarne la veridicità», si legge nel volantino che promuove la manifestazione. Lo stesso volantino si fa accenno alla negazione della «bi-genitorialità» che, «caso strano, non è un requisito indispensabile per gli affidi, mascherati da adozioni, affidatari single o coppie omosessuali».
In un’intervista, Vincenza Palmieri, perito forense e presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, ha parlato di un vero e proprio «reset dei bambini», ovvero di una «riprogrammazione attraverso la privazione», per cui «i bambini vengono allontanati, vengono privati di tutto, affetti e ambiente, e portati alla disperazione al fine di far accettare e desiderare ciò che avevano sempre rifiutato».
La professoressa Palmieri, che ha seguito numerosi casi, ha riferito di veri e propri «manicomi per bambini», che si presentano ufficialmente come «comunità psichiatriche per bambini». L’anno scorso, ricorda la pedagogista, è stata chiusa una di queste strutture. «Non dimentichiamo che Torino è il luogo dove è iniziato tutto: ci sono le sedi e le abitazioni dei principali indagati per i fatti di Bibbiano [tra questi il discusso psichiatra Claudio Foti, recentemente condannato a sei anni di reclusione, ndr]», ha dichiarato la Palmieri.
Torino è dunque il vero laboratorio dell’inquietante “industria degli affidi”? È nel capoluogo piemontese che è stata programmata la bomba a orologeria, deflagrata tre anni fa in Emilia? Le indagini avviate dalla Procura torinese si annunciano decisive per lo sviluppo della seconda parte dell’inchiesta e per la definizione della rete nazionale che per anni, illecitamente, ha tenuto in vita il sistema.