Un appello a tutti i candidati alle elezioni regionali che si terranno soprattutto nei primi mesi del 2020 e in particolare, domenica prossima, in Emilia Romagna e Calabria.
È quello lanciato da una foltissima lista di associazioni pro life, pro family e sanitarie – tra le quali anche Pro Vita & Famiglia – per chiedere l’effettività delle cure palliative e il rispetto della professionalità medica.
Il documento sottolinea che le molte associazioni firmatarie ritengono che «il Servizio Sanitario è in grado di garantire “cure adeguate” se assicura, in applicazione della legge n. 38/2010, anche le “cure palliative”, definite dall’International for Hospice and Palliative Care (IAHPC) come “cure destinate a un paziente fragile ovvero affetto da una malattia inguaribili e cronica”».
L’appello è, inoltre, anche una denuncia delle stesse associazioni ai «troppi ostacoli e difficoltà dell’offerta del SSN, nonché alla mancanza di una formazione specifica nell’ambito delle professioni sanitarie che danno luogo» ad una situazione inaccettabile. «Il tempio medio dedicato alla formazione in cure palliative – denunciano infatti le associazioni firmatarie - è di quattro ore per studente all’interno d un corso di laurea di sei anni; solo “il 15% circa riesce ad avere un’assistenza adeguata in cure palliative attraverso le strutture o l’assistenza domiciliare (fonte SICP); mentre nel 2017 sono state erogate 326.086 giornate di cure palliative a domicilio contro (…) le 4.158.223 fissate dal decreto ministeriale n. 43 del 2007; solo il 5% dei bambini ha reale accesso a queste cure presso gli hospice, di cui appena quattro sono attualmente funzionanti nel territorio nazionale», ovvero soltanto quelli di Padova, Torino, Genova e Firenze.
Il testo chiede dunque espressamente a « a tutti coloro che sono candidati alla Presidenza e ai Consigli regionali di impegnarsi pubblicamente» a promuovere nuove politiche sanitarie per le cure palliative; a incrementare nel bilancio della propria regione le risorse per la diffusione delle cure palliative; ad approvare percorsi e protocolli formativi; a promuovere nuove linee guida in tal senso; a sensibilizzare tale tematiche nelle Università per aggiornare i corsi di studi; ad avviare campagne informative.
Iniziative che, se messe in pratica, potrebbero inoltre gli stessi candidati a potersi impegnare anche per riconoscere il valore delle cure palliative e a rispettare sempre la professionalità e l’etica del personale sanitario.
di Jacopo Coghe