Sempre più in questi anni abbiamo preso atto della ‘priorità del miglior interesse del bambino’, concetto talvolta abusato e distorto, ma nei fatti applicato spesso nelle decisioni in cui sono in contrasto i presunti desideri dei bambini e la volontà dei genitori. Nei giorni scorsi una delle principali riviste di bioetica internazionale, “Bioethics”, anziché tutelare i desiderata dei ragazzi (indiscutibili quando si tratta di transgenderismo o affidamento ai servizi sociali) propone di curare con metodi orripilanti i giovani con gravi problemi di comportamento scorretto come delinquenza, aggressività e comportamento antisociale. Questi ragazzi dovrebbero essere obbligati a sottoporsi alla "neuroriabilitazione morale".
Avete letto bene: con pasticche e scosse elettriche, si vorrebbe curare il disagio giovanile perché, si scrive, molti di questi sono “privi di ogni senso di colpevolezza, vantando soddisfazione per aver perpetrato danni e violenze”. Ci si propone e si propone non una diversa educazione, una diversa forma di compagnia umana e accompagnamento dei ragazzi che faccia loro riscoprire il senso della vita e i criteri di bene e male.
No, la società che abolisce il ‘bene ed il male’, davanti all’inselvatichimento di tanti ragazzi e giovani, propone cure da cavallo. Gli scienziati, dunque, si sono chiesto come aiutare i ragazzi affetti da comportamenti antisociali. La risposta è stata, appunto, disarmante: alcuni di loro sono “così difficili da trattare da essere prossimi alla categoria” degli irrecuperabili. Perciò un certo numero di psicologi e bioeticisti sostengono che ci sono "casi in cui un miglioramento morale obbligatorio potrebbe effettivamente essere più responsabile anziché lasciare tali interventi alla scelta individuale".
Se non a una ripresa educativa, a cosa si guarda? Farmaci, come l'ossitocina "droga dell'amore" e la stimolazione cerebrale. Su quale base etica possono essere giustificati questo tipo di interventi? Gli autori dello studio di ‘Bioethics’ ne citano diversi. L'etica della cura della psicologa Carol Gilligan è una di queste: "Un approccio etico della cura giustificherebbe un trattamento obbligatorio, nel caso specifico quando il comportamento disfunzionale di un individuo ha un impatto negativo su altri membri della famiglia o membri della comunità all'interno della sfera di interazione e influenza dell'individuo". Ancora, si dice nello studio di voler rispettare l’autonomia dei ragazzi ma sino a quando non si verifichino i comportamenti antisociali che provocano la sospensione/espulsione dalla scuola, le dimissioni dal lavoro, conflitti interpersonali, problemi legali e persino l'incarcerazione.
A questo punto sarebbe necessaria la ‘neuroabilitazione morale’. Qualche pastiglia della felicità, una scossetta e… si moltiplicheranno solo disagi, solitudini, suicidi e violenze. Sarebbe necessaria una profonda autocritica e non orripilanti cure per nascondere l’immoralità sociale e la catastrofe educativa che vive il pianeta da decenni.