21/04/2021 di Luca Volontè

DAL MONDO - Licenziato allenatore dell’Hertha Berlino: si era espresso contro i matrimoni tra omosessuali.

L’Hertha Berlino, squadra della Bundesliga tedesca, ha licenziato pochi giorni fa l’ungherese Zsolt Petry, allenatore dei portieri, per un’intervista in cui aveva detto che “l’Europa è un continente cristiano” e difeso la famiglia naturale.

Commenti non graditi alla società calcistica in tema di politiche Lgbt. In una intervista al quotidiano ungherese Magyar Nemzet, Petry  aveva infatti definito la politica di immigrazione dell’UE la “rovina morale” dell’Europa e criticato il portiere dell’RB Lipsia (altra squadra della Bundesliga), l’ungherese Péter Gulácsi, per il suo sostegno pubblico alle nozze gay.

“La maggioranza della società ungherese non è d’accordo con l’opinione liberale di Péter Gulácsi sulle famiglie arcobaleno. Per questo molti hanno cominciato a criticarlo. In realtà Péter Gulácsi – ha affermato l’allenatore dei portieri - si è semplicemente attenuto ai suoi principi. In linea di principio, non può e non deve essere condannato per aver espresso la sua opinione. Non so cosa abbia portato Péter a schierarsi a favore delle persone omosessuali, travestite e di altro genere. Se fossi in lui, come atleta, mi concentrerei sul calcio e non commenterei pubblicamente le questioni sociopolitiche”, aveva dichiarato Petry.

Commenti incompatibili con le politiche pro LGBTI della società calcistica di Berlino che ha proceduto al licenziamento dell’allenatore dei portieri della propria squadra, scelta che la rete arcobaleno di tifosi Queer Football Fanclubs ha accolto come un “passo positivo e corretto”. Il capo di gabinetto del primo ministro ungherese, Gergely Gulyás, ha definito il licenziamento di Petry oltraggioso, mentre il Governo tedesco si è detto stupito della reazione del Governo Ungherese.

 Capita anche questo in Europa, è sufficiente esprimere il proprio pensiero a favore di matrimonio e famiglia naturale e delle radici cristiane dell’Europa per trovarsi espulsi dalla vita sociale e professionale. Brutto segnale dell’omologazione intollerante e oppressiva che avanza.

 

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