Si consuma sotto i nostri occhi ogni giorno; ma la cosa più grave non è neppure questa, bensì il fatto che essa pretenda pure di apparire giusta pur essendo antidemocratica, sacrosanta pur essendo liberticida. Stiamo parlando della cancel culture, ossia di quella tendenza estrema del politicamente corretto che – esistente già prima ma letteralmente esplosa negli Stati Uniti dopo l’omicidio dell’afroamericano George Floyd -, ha visto e vede una vera e propria serie di brutali censure e cancellazioni, appunto, da parte di opere e autori. Un elenco al riguardo sarebbe lunghissimo, senza contare che ne hanno scritto (e ne scrivono coraggiosamente) vari giornalisti ed autori, dallo studioso Chris Drew al giornalista Giulio Meotti.
Tuttavia, una carrellata dei casi più clamorosi può senza dubbio essere fatta. Possiamo cominciare dai libri, con i capolavori di Agatha Christie che sono stati letteralmente riscritti dal colosso dell’editoria Harper Collins. Proprio così: le nuove edizioni includono decine di modifiche ai testi scritti dal 1920 al 1976 dalla regina del giallo, privandoli, per esempio, di numerosi passaggi sull'etnia, come il termine «orientale». Harper Collins. È stata pubblicamente attaccata anche dal cantante e scrittore cristiano Sean Feucht, che ha pubblicamente denunciato Harper Collins accusandola di «cancellare» il suo contratto editoriale per le sue «visioni politiche». Forse Feucht non voleva che i suoi scritti facessero la fine dei libri di 007, con la Fleming Publications Ltd, proprietaria dei diritti letterari delle opere del celebre autore britannico, che ha fatto rivedere i testi originali da un gruppo di temibili “sensitivity readers”.
In un editoriale per The Independent, il biografo di Ian Fleming, Andrew Lycett, ha sottolineato che «ciò che un autore mette su carta è sacrosanto e non dovrebbe essere alterato. È la prova dell’atteggiamento dello scrittore e della società in un determinato momento, che si tratti di Shakespeare, Dickens o Ian Fleming». Parole sacrosante, ma purtroppo destinate a restare inascoltate. Anzi sarà sempre peggio dal momento che le grandi case editrici, da qualche anno, hanno preso ad avvalersi dei sensitivity readers. Chi sono? Di solito giovani freschi di laurea, aggiornati sui dibattiti culturali internazionali e con qualche competenza editoriale e letteraria. Nati nel mondo anglosassone, i sensitivity readers sono oggi molto attivi in Germania, Francia appunto e pare stiano debuttando pure in Italia.
Ciò che li accomuna è il fatto di essere tutti ben imbevuti di cultura woke. Ad ogni modo, va sottolineato come la cancel culture fa sì che, quando non sia possibile cancellare l’opera, si proceda direttamente con la persecuzione dell’autore o dell’autrice. Il caso più clamoroso al riguardo è senza dubbio quello della “mamma” di Harry Potter, una scrittrice che fino a qualche anno fa era una icona mondiale, molto ben vista dal mondo progressista. Poi però l’incantesimo è finito: è accaduto qualcosa che ha cambiato per sempre la vita di J.K. Rowling e la sua stessa immagine. È successo nel dicembre 2019, quando la scrittrice ha scelto di annunciare il suo sostegno Maya Forstater, una ricercatrice licenziata per aver affermato il primato del sesso biologico. Ebbene, da allora in poi il movimento Lgbt in generale e transgender in particolare, ha iniziato contro la Rowling una vera e propria guerra.
Per aver difeso il primato del sesso biologico su quello su quello «percepito», alla Rowling – della quale tante volte ha scritto anche Pro Vita & Famiglia - sono arrivate così tante minacce di morte che lei per prima ha perso il conto: «Ci potrei tappezzare la mia casa». Sui social è stato pure coniato un sinistro hashtag – #RIPJKRowling -, finito con il fare tendenza, che però non è un necrologio, bensì un augurio di morte. Un’altra vittima abbastanza nota dell’oltranzismo transgender è senza dubbio Kathleen Stock.
Classe 1972, docente universitaria, femminista convinta e lesbica «con moglie» e figli, è stata perfino insignita dalla Regina come “Ufficiale dell’ordine dell’impero britannico” per i suoi meriti accademici. Insomma, Stock ha decisamente tutte le carte in regola per piacere al movimento arcobaleno e trans, che però la odia ferocemente. Il motivo? Come la Rowling, crede che per essere donne o maschi occorra essere nati tali, e ritiene sbagliato indottrinare i minori al «cambio di sesso».
Per questo, contro questa accademica lesbica sono state organizzate proteste, marce con torce e passamontagna, stile Ku Klux Klan. Le sono piovute addosso critiche dai colleghi, richieste di licenziamento, minacce, on line e non solo. La faccenda è talmente seria che, a difesa della docente, si è mosso il governo di Londra. La polizia l’ha perfino dotata di una «linea rossa» telefonica per chiamare gli agenti, attivando cose che siamo soliti immaginare per chi sia nel mirino della camorra, se non dell’Isis o di Al Qaida. Del suo caso si è accorto, cosa non scontata visto il conformismo del giornalismo italiano, anche il Corriere della Sera.
Neppure se sei stato Presidente degli Stati Uniti, come Donald Trump, vieni risparmiato dalla ghigliottina del politicamente corretto; lo prova appunto la sua rimozione da Instagram, Twitter e da YouTube, avvenuta nel 2021. Con l’arrivo di Elon Musk Trump è tornato su Twitter, oggi X, ma la sua clamorosa cancellazione dai social rimane un fatto storico. Un altro caso di cancel culture è senza dubbio quello che riguarda lo psicologo Jordan Peterson, che rischia di essere radiato dall'Ordine dell'Ontario – per questo è stato chiamato a seguire un corso di educazione e formazione – per le sue posizioni anti Lgbt. Torna a tal proposito in mente il trattamento riservato a Giancarlo Ricci, che non era un picchiatore di persone Lgbt bensì uno stimato psicoterapeuta milanese sottoposto a più procedimenti per le sue idee. In particolare, fu richiamato per aver difeso in tv – ospite di Paolo Del Debbio su Rete 4 a Dalla vostra parte nel 2016 – «la funzione essenziale e costitutiva di mamma e papà», per la crescita dei figli. Parole di buon senso, che però a Ricci sono costate un calvario conclusosi dopo tre anni e due mesi con il proscioglimento.
Dunque il rispettato studioso - venuto a mancare l’anno dopo la conclusione di quel processo interno, nel 2020 - è stato messo sotto accusa dell’Ordine degli psicologi senza un motivo che giustificasse, poi, dei provvedimenti. Chiudere la nostra panoramica con il nome di Ricci può essere utile ad evidenziare che, pur nata nel mondo angloamericano, come abbiamo scritto in apertura, la cancel culture è ampiamente fra noi anche in Italia. E siamo tutti, quindi, invitati a restare con gli occhi aperti e la schiena dritta. Perché la censura è dietro l’angolo così come, purtroppo, la sua accettazione in nome del quieto vivere. Un lusso che, francamente, non ci possiamo permettere.