Chi si fa le canne ha il triplo di probabilità di consumare le droghe pesanti: non si tratta di un semplice punto di vista ma di quanto scrive il Cdc (Center for Disease Control) del governo degli Stati Uniti, equivalente al nostro Istituto Superiore di Sanità, secondo cui chi è dipendente dalla marjiuana ha una probabilità 3 volte superiore di diventare dipendente da eroina rispetto a chi non ha mai provato le droghe “leggere”. Un dato che conferma l’allarme di chi non riesce proprio ad accettare la distinzione tra “droghe pesanti” e “droghe leggere” considerando le seconde pericolose almeno quanto le prime.
Lo stesso messaggio è stato lanciato con forza il 4 dicembre scorso, a Milano, al Teatro Franco Parenti, nello spettacolo organizzato da Ragazzi Permale. Un nome singolare che, come si legge sul loro sito, fa riferimento ad «un network di moltissime associazioni provenienti da ogni angolo del pianeta e attive in ambito sociale. Usano l’arte, breakdance, graffiti e hip-hop come strumento di recupero e integrazione sociale», tra loro giovani tra i 18 e i 25 anni, provenienti dalla comunità di San Patrignano, che hanno vissuto e superato il problema della tossicodipendenza, non semplici “maestri di vita” ma testimoni degli effetti devastanti che le droghe possono avere sulla psiche, il corpo e le relazioni interpersonali.
È quanto ha affermato Silvia, durante lo spettacolo, raccontando di aver cominciato a drogarsi quando aveva appena dodici anni, prima con le canne, poi con la cocaina e a 17 anni con l’eroina. Ora è alla fine del suo percorso di recupero nella comunità terapeutica che la ospita. Se diamo un’occhiata ai dati allarmanti della Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia del 2018, scopriamo che il 34 % dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni (circa 880.000) ha provato almeno una sostanza stupefacente nella vita, ma negli ultimi anni il consumo di droghe tra i giovanissimi sta tendendo ad aumentare, per la falsa credenza, diffusa addirittura tra il 55,6% dei ragazzi, che sia pericoloso solo il loro uso costante.
Eppure le statistiche ci dicono che i giovani italiani tra i 15 e i 19 anni dipendenti dall’eroina, avevano usato prima la cannabis addirittura nel 78% dei casi, come, insomma, se la marijuana rappresentasse una sorta di droga “di iniziazione” o una fase di passaggio necessaria per arrivare al consumo di droghe ancora più devastanti. Lo conferma anche Antonio Boschini, responsabile terapeutico di San Patrignano che in 40 anni di attività ha accolto ben 25.000 tossicodipendenti: «Negli ultimi due anni abbiamo notato che dalla cannabis si passa direttamente all’eroina. È un dato molto recente, contestualizzato alla fascia di età dai 16 ai 20 anni».
E se ciò non bastasse si aggiunge anche che «l’età si è abbassata e ora anche i ragazzini della terza media, invece di fumare per la prima volta la sigaretta, fumano le canne», afferma Irene Maglio, responsabile della comunità Exodus di Milano che aggiunge un dato inquietante: «Tutto viene ricondotto alla normalità: nelle nostre case arrivano ragazzini che fumavano la cannabis con i genitori. Ormai si banalizza anche la cocaina». Un problema complesso, dunque, che in alcuni casi riguarda anche casi di disagio familiare e che sicuramente, accanto a una politica di controllo più severa (se pensiamo che oggi la marijuana e l’eroina arrivano in grandi quantità, sono facilmente reperibili e spesso a prezzi accessibili anche agli adolescenti) meriterebbe un’azione educativa seria e pervasiva.
Manuela Antonacci