La Commissione europea ha accettato di discutere un nuovo regolamento in materia di uso medico di sangue, tessuti e cellule di origine umana. Temi sicuramente delicati e di grande complessità sia a livello medico-scientifico, che a livello morale e politico.
Finora l’uso medico di sangue, tessuti e cellule era disciplinato da norme risalenti agli anni 2002-2004.
Secondo il Comunicato stampa ufficiale, con il nuovo regolamento proposto, «i cittadini saranno più sicuri nel donare o ricevere sostanze di origine umana (SoHO) essenziali: sangue, tessuti e cellule, ma anche latte materno o microbiota». Anche perché, in questi ultimi 20 anni, sarebbero emersi «nuovi rischi di malattie infettive». D’altra parte, «le tecnologie di processazione del sangue, dei tessuti e delle cellule si sono rapidamente evolute, mentre la normativa non è riuscita a tenere il passo con questi cambiamenti».
Tra gli scopi della proposta c’è anche, secondo il comunicato, quello di «agevolare la circolazione transfrontaliera di questi prodotti sanitari», garantendo «l'approvvigionamento di sostanze critiche e promuovendo l'innovazione secondo gli stessi parametri elevati di qualità e sicurezza per tutti i cittadini».
Giustamente le «sostanze di origine umana» sono definite critiche nel senso che l’essere umano non è mai un oggetto (neppure se è in coma o se è tenuto in vita da una macchina). E tutto quel che riguarda la sua biologia (sangue, organi, cellule) – pur se liberamente offerto per scopi benefici e altruistici – non è mai commercializzabile.
La commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, promotrice del progetto, afferma che «ogni anno milioni di cittadini dell'UE hanno bisogno di una trasfusione di sangue durante un intervento chirurgico o dopo un incidente, di un trapianto di midollo osseo per curare la leucemia o di cicli di FIV per avere un bambino».
E tutto questo richiederebbe delle «norme più rigorose» che rispettino più «elevati parametri di qualità e sicurezza». La materia ovviamente è troppo vasta per essere sintetizzata qui. E il documento che articola la nuova proposta di regolamento conta 122 pagine (divise in 87 articoli) piuttosto tecniche.
Alcune brevi considerazioni, però, possono farsi subito. Dal punto di vista etico, infatti, una cosa è donare il proprio sangue, le cornee o il midollo osseo per aiutare il prossimo, compiendo così azioni lodevoli e senza controindicazioni. Una cosa molto diversa è “donare” il proprio seme per ottenere una FIV, ossia una “fecondazione in vitro”, contraria alla natura dell’uomo e alla razionalità etica.
Il Comunicato cita poi i numeri dei trattamenti sanitari che fanno uso di sostanze di origine umana (dette SoHO, da substances of human origin). Nella sola Unione europea ogni anno ci sarebbero in media: 25 milioni di trasfusioni di sangue; «oltre 36.000 trapianti di cellule staminali sono effettuati per curare tumori del sangue»; 165.000 bambini vedono la luce «mediante riproduzione medicalmente assistita»; «14.500 trapianti di cornea per recuperare la vista o 2 000 trapianti di pelle a seguito di ferite da ustioni e altre lesioni».
Numeri significativi certo, ma sarebbe comunque il punto di vista etico a dover prevalere sugli altri. Altrimenti con i rapidi progressi tecnici a cui stiamo assistendo, si rischia di prendere strade pericolose, moralmente inique e utilitaristiche.
Basterebbe fare un solo esempio: sarebbe giusto che una coppia, all’arrivo del quinto figlio, decida di “donarlo” a una coppia sterile o a un single che lo desidera fortemente? Evidentemente no: i bambini non sono regali. Eppure quella coppia potrebbe volerlo fare per ragioni sinceramente altruistiche e filantropiche. L’altruismo, ottimo valore in sé, non legittima qualsiasi scelta.
Oltre agli scopi già visti, inoltre, il nuovo testo vorrebbe colmare le lacune dei precedenti regolamenti (per esempio sul latte materno) e sulle nuove tecniche di donazione, aumentare la tutela del donatore e del fruitore di terapie SoHO, coordinare meglio le pratiche degli Stati membri dell’Unione e favorire l’innovazione tecnica e la raccolta di dati medici.
La proposta in discussione sarà esaminata, dice il Comunicato, «in seno al Parlamento e al Consiglio dell'Unione europea fino all'approvazione di un testo definitivo».
L’auspicio è che si arrivi a un regolamento che tenga conto che la cura dell’essere umano è il centro di ogni azione medica. E che il bene della salute, da promuovere a tutti i livelli, va sempre valutato coi parametri dell’etica, della solidarietà e della razionalità, mai del profitto, dell’utilità sociale e della logica dei desideri individuali.