20/04/2021 di Luca Marcolivio

Ddl Zan, Borgonovo (La Verità): «Un femminicidio culturale»

La stampa italiana è in larghissima parte favorevole al ddl Zan. Con qualche eccezione. Tra i giornalisti fuori dal coro, figura il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo, secondo il quale, i danni di una possibile legge contro l’omotransfobia andrebbero ben oltre la libertà d’educazione o di opinione. Quello che potrebbe andare in discussione oggi in Senato, dichiara Borgonovo a Pro Vita & Famiglia, è un’ideologia che «mina alle fondamenta la concezione dell’uomo». E a farne le spese saranno in particolare le donne.

 

Qual è la sua opinione, in sintesi, sul ddl Zan?

«È una norma inutile nel senso che non è in grado di fermare l’odio né tantomeno la discriminazione. In compenso è dannosa, perché limita la libertà di espressione e introduce, persino nelle scuole, una visione pericolosamente ideologica della sessualità e dei rapporti tra uomini e donne».

Ritiene che questa norma possa spaccare la maggioranza di governo e, in caso estremo, provocare il passaggio all’opposizione di una parte dei parlamentari del centrodestra?

«Ritengo che chi accetta il ddl o non vi si oppone ne sia complice, qualunque sia la sua appartenenza politica. Io non vorrei stare al governo con qualcuno che ha approvato un provvedimento del genere».

Quanto ritiene pericolosa la parte del ddl che introdurrà l’ideologia gender nei programmi scolastici?

«Non c’è solo l’aspetto educativo-pedagogico, c’è l’introduzione di una visione ideologica LGBT a tutti i livelli. Con la scusa di insegnare il rispetto e la tolleranza, il ddl Zan porta nelle aule scolastiche questa visione ideologica. Ciò non significa che si spingeranno i bambini a diventare omosessuali: sostenere una cosa simile vorrebbe dire uniformarsi alla caricatura che le associazioni arcobaleno sono solite fare di chi non la pensa come loro. Quello che intendo dire è che si diffonderà un’ideologia che, secondo me, mina alle fondamenta la concezione dell’uomo. Inoltre, questa ideologia non si limiterà ad entrare nelle scuole ma influenzerà tutto il dibattito politico e probabilmente anche una serie di decisioni prese a livello sociale e giuridico».

Ad esempio? 

«Se si stabilisce che l’identità di genere debba dipendere dal mero desiderio (ad esempio: se voglio diventare donna, mi basta una firma su un documento) e prescindere del tutto dal dato biologico, si distrugge l’identità femminile. Curioso paradosso: si rifiuta la biologia ma, allo stesso tempo, si stabilisce che modificare il corpo basti a creare un individuo di sesso diverso. Lo spirito, e in fondo anche la cultura, vengono distrutti. Se per diventare donna mi basta “desiderarlo”, tutte le lotte femminili degli ultimi decenni perdono di senso in un lampo. Infatti, le femministe si sono schierate contro questo ddl ma la sinistra, in genere sempre pronta (a parole) a difendere la dignità della donna, se n’è fregata: siamo al femminicidio culturale».

Che ripercussioni avrà il ddl sulla libertà d’informazione?

«La libertà d’informazione è calpestata già adesso, figuriamoci cosa accadrà dopo. In realtà, la libertà d’espressione, pur essendo un problema gravissimo, non è grave quanto la penetrazione ideologica nelle scuole.  Alla censura in fondo siamo già abituati da tempo. Semmai è più facile che un domani venga messa a rischio la libertà religiosa, questo sì».




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