Su matrimonio omosessuale, adozioni omosessuali e utero in affitto, Giuseppe Cruciani ha idee diverse da quelle che la nostra testata porta avanti. Sul piano della libertà d’opinione, però, è sulla nostra stessa lunghezza d’onda. Intervistato in esclusiva da Pro Vita & Famiglia, il popolare conduttore de La Zanzara su Radio 24 ha espresso la sua contrarietà al ddl Zan, il cui unico risultato, in caso di approvazione, sarà quello di ingolfare i tribunali e imporre un linguaggio politicamente corretto in segno di rispetto verso categorie che nemmeno hanno chiesto di essere tutelate.
Cruciani, qual è la sua valutazione complessiva del ddl Zan?
«Non credo che ci sia bisogno di una legge per tutelare gli omosessuali oggetto di violenza. Il nostro ordinamento già prevede leggi che li proteggono. Quindi, non c’è bisogno di introdurre un nuovo “reato di omotransfobia” o che dir si voglia. A quel punto dovremmo pensare ad ulteriori categorie oggetto di tutela legislativa. Oltretutto, bisognerebbe vedere, caso per caso, se gli atti violenza siano riducibili al fatto qualcuno voglia colpire un gay in quanto gay. Lo abbiamo visto tante volte: oggi c’è una notizia di aggressione contro un gay, poi, magari, dopo quindici giorni spunta fuori che si trattava di un’altra cosa… Da questo punto di vista, il ddl Zan è una legge simbolo ma come tutte le leggi simbolo è pericolosa per la liberta d’espressione».
A tal proposito, dove andrà a finire la libertà d’espressione, nel caso in cui il ddl venisse approvato?
«Nell’ordinamento italiano, la libertà d’espressione, per fortuna, non è limitata. Il problema è un altro. Come sapete, io sono favorevole al matrimonio gay, all’adozione gay e persino all’utero in affitto ma sono anche favorevole al fatto che, chi si oppone a queste cose possa tranquillamente dirlo. Ma anche chi sostiene che essere gay è contro natura deve avere il diritto di dirlo. Quello che è in pericolo è la possibilità che ognuno abbia la propria idea sugli omosessuali, sui transessuali, sulla transessualità. Con il tipo di giustizia che c’è in Italia, si corre il rischio che un’associazione possa querelarti per incitazione all’odio, anche se tu fai un’affermazione molto semplice come quella per cui il matrimonio è soltanto quello tra uomo e donna. Io penso che il matrimonio possa essere anche omosessuale ma penso sia legittimo pensare possa essere anche quello tra uomo e donna. Se dici questo, tu rischi, nonostante il ddl Zan, nell’ultimo articolo, affermi di tutelare la libertà d’opinione (non c’era bisogno del ddl Zan, però, per sapere che abbiamo questa libertà…). Rischiano di finire in tribunale una marea di opinioni che non sono assolutamente istigazioni all’odio. Poi, però, se qualcuno dice che il matrimonio è solo tra uomo e donna, qualche associazione lgbt può interpretarlo come una istigazione all’odio o alla violenza. Espressioni come “finocchio” o “frocio” fanno parte del gergo, ma, anche se non sono dette come un’offesa, qualcuno può interpretarle come tali. Ci sono una marea di casi per cui uno può finire in tribunale solo perché ha espresso delle idee con un linguaggio un po’ forte. È come ingabbiare il linguaggio pubblico in una scatola e stabilire che certe espressioni non si possono usare. Io, poi, sono uno che difende il dirty talking, per cui sono favorevole all’utilizzo di espressioni forti, purché non siano offensive ma, anche se lo fossero, ci sono tutte le tutele del caso, previste dalla legge italiana. Tutto ciò che tutela le persone omosessuali è già previsto dalle leggi italiane, non c’è bisogno di introdurre un elemento in più. L’unico risultato di questa legge, a mio parere, è quello di limitare la libertà di espressione e di ingolfare i tribunali di cause che riguardano la libertà d’opinione».
Il ddl Zan, quindi, di fatto, non tutela né gli omosessuali, né le donne?
«Anche Anna Paola Concia, giorni fa, si è domandata: ma che vuol dire tutelare le donne? Ormai, qualsiasi episodio di presunte violenze o presunte discriminazioni fa partire il mantra “ecco, ci vorrebbe la legge Zan”. Prendiamo il caso di Malika, la ragazza di Castelfiorentino che – si dice – è stata cacciata dai genitori perché lesbica. Anche qui lo si è evocato ma, in realtà, il ddl Zan cosa c’entra? Quella ragazza aveva già fatto denuncia per violenze, quindi chiedere una legge contro l’omofobia è completamente fuori luogo. Invece, le persone omosessuali già godono delle tutele previste dalla legge, nel caso siano oggetto di violenza o di istigazione alla violenza, comprese le aggravanti per futili motivi. Tanto è vero che ci sono tantissimi omosessuali a cui di questa legge non frega nulla e che non vogliono certo essere ghettizzati dal ddl Zan».