13/04/2021 di Manuela Antonacci

Ddl Zan, Giubilei: «Legge fondata su un cortocircuito interno: equiparare tutti come omofobi»

L’iter del ddl Zan, ormai è sotto gli occhi di tutti, è sottoposto a forti pressioni: il centrosinistra le sta tentando tutte per far approvare in gran fretta una legge che, in realtà, fa acqua da tutte le parti, presentando, come è stato denunciato più volte, da più parti e in varie occasioni, delle derive addirittura anticostituzionali. Il centrodestra, al contrario, cerca di non far approvare la legge e per adesso l’iter è stato rallentato per questioni tecniche in sede di Commissione Giustizia al Senato. Pro Vita & Famiglia ha voluto raccogliere il parere di Francesco Giubilei, editore, scrittore e saggista, fondatore della casa editrice Giubilei-Regnani.

 

Giubilei, come mai, secondo Lei, tanta fretta nel voler approvare questo ddl?

«C’è da una certa parte politica la volontà di approvare il prima possibile questa legge, probabilmente perché si è consapevoli da un punto di vista prettamente legislativo, analizzando il testo della legge, che vi siano degli elementi che possono entrare in contrasto con quelli che sono i principi sanciti dalla nostra Costituzione, penso, in particolare, al principio che tutela la libertà di espressione e la libertà di parola, quindi io credo che si è consapevoli, anche dalla parte politica che sta spingendo anche con un’insistenza esagerata, se pensiamo al momento che sta vivendo il nostro paese, in cui ci sono delle problematiche, da un punto di vista sanitario, economico, sociale, che richiedono delle risposte urgenti, che non stanno arrivando, di spingere su questa legge perché evidentemente, se si analizza nel merito della legge, a prescindere da quella che è la motivazione e l’argomento trattato, però, ci sono tanti, tanti punti che non tornano per come è strutturata».

C’è un altro aspetto singolare di questo ddl su cui sarebbe interessante riflettere: la “generalità” è il carattere della norma giuridica che non si rivolge ad uno o più soggetti determinati, ma ad una pluralità indeterminata di soggetti. Ad esempio la norma che punisce l'omicidio, si rivolge ad una pluralità indeterminata di soggetti (tutti coloro che hanno commesso un omicidio) non ad un soggetto determinato. Il codice penale già colpisce i comportamenti discriminatori di ogni tipo, eppure in questo caso, forse per la prima volta, si è sentita la necessità di mandare avanti una legge che va a proteggere un’unica categoria, quella degli omosessuali. Come mai, secondo Lei? Non è semplicemente l’imposizione di un modo di pensare, questo?

«Il grande cortocircuito che c’è alla base di questa legge, nasce dal tentativo di equiparare tutti coloro i quali sono contrari all’approvazione della legge, a persone che sono allo stesso modo, vuoi “omofobe”, vuoi persone che portano avanti dei comportamenti violenti dal punto di vista fisico, oltreché verbale. Quindi il tentativo, da parte di coloro i quali vogliono approvare questa legge, è purtroppo, un “modus operandi” che, una parte politica e culturale, che può essere quella cristiana, quella cattolica, il mondo della destra, purtroppo conosce nel momento in cui cerca di difendere determinati principi e determinati valori che sono, in questo caso, la difesa del tema della famiglia, ma, in particolare, la difesa a 360 gradi, la difesa dei valori di carattere cristiano. Quindi il vero rischio che si pone dietro questa legge è quello di cercare di ghettizzare coloro i quali vogliono portare avanti una visione di carattere cristiano e portando avanti, però, un ragionamento opposto da quello su cui si basano i sostenitori della legge Zan. I sostenitori della legge Zan dicono che tutti coloro i quali si oppongono a questa legge sono a favore della violenza o almeno sono contrari a stigmatizzare dei comportamenti violenti, da un punto di vista, non solo fisico, ma verbale e avviene che da parte di molti di essi, c’è una virulenza anche nei toni, nelle espressioni, che è veramente preoccupante che impedisce, invece, a chi crede nei valori cristiani di poter liberamente esprimere quello che è il proprio parere e la propria opinione. Quindi il cortocircuito è abbastanza evidente, perché si accusano coloro che non vogliono approvare la legge Zan, di qualcosa che, invece, viene fatto a loro danno».

Quindi c’è, come notavamo, una forzatura di fondo, sia nei tempi che nel contenuto. Una forzatura che consiste nel fare violenza sulla realtà, non solo non riconoscendola ma piegandola a favore dell’ideologia. Quindi lo scopo è quello di imporre una visione “culturale” tramite una legge? Pensiamo ai 4 milioni di euro per varie iniziative di stampo “culturale”, da diffondere nelle scuole.

«Il problema di fondo è che, con questa legge, non è che si dice “cerchiamo di favorire un dibattito, una discussione, in modo franco”, no questa è una legge che vuole imporre idee e dogmi e va a colpire coloro i quali sono contrari a questa imposizione, cioè la cosa pericolosa è che si vuole, con una legge che dovrebbe colpire i comportamenti violenti di matrice omofobica (anche se il nostro codice penale colpisce già chi si macchia di certi comportamenti) ma che si vada a colpire, in modo indiscriminato, tutte le persone e lo si fa con un tentativo di portare avanti una rivoluzione culturale. Perché di questo si tratta: imporre una rivoluzione culturale. D’altronde questa è un’applicazione della visione di egemonia culturale di gramsciana memoria che vuole attualizzare quello che è il pensiero di Gramsci, secondo cui bisogna occupare tutti i principali ruoli di potere per poi poter portare avanti quella che è la propria visione della società. Nel caso del ddl Zan l’agenda di potere è quella dell’agenda liberal che mette sotto attacco determinati principi: uno dei principi sotto attacco è il concetto di famiglia e si impedisce a coloro che intendono la famiglia come formata da un uomo e da una donna e che sono contrari all’utero in affitto e che sono contrari all’adozione dei figli da parte delle coppie gay, si impedisce alle persone che credono in questi valori, di esprimere il proprio parere».




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