16/07/2021 di Luca Marcolivio

Ddl Zan salvo per un voto. Pesa l’assenza di alcuni senatori di centrodestra

A che gioco giocano i senatori di centrodestra? Quando ormai la sospensiva del ddl Zan era a un centimetro dalla meta, ecco arrivare il fuoco amico. Quattro parlamentari di Forza Italia e tre della Lega sono risultati assenti giustificati, permettendo così di tenere in vita l’iter al Senato per un solo voto (136-135). In caso contrario, la bozza sarebbe tornata alla Commissione Giustizia, per essere ridiscussa da zero, in modo da ottenere un disegno di legge condiviso dall’intera maggioranza di governo.

Si potrebbe anche pensare ad un centrodestra ormai pressoché certo dell’assenza di una maggioranza per il ddl Zan nella sua versione “radicale”, da poter agevolare un harakiri da parte degli intransigenti di PD, M5S e LEU, che pagherebbero così a caro prezzo la loro linea arrogante e barricadera. Si tratta, però, di un’ipotesi altamente remota e irrealistica.

Se è vero che Forza Italia, come ha detto il suo coordinatore nazionale Antonio Tajani, «non è una caserma» e che normalmente sui temi etici lascia libertà di coscienza, è altrettanto vero che l’impostazione del ddl Zan è fortemente illiberale, quindi in contrasto con i principi che da sempre animano il partito di Berlusconi. Quanto alla Lega, la linea è sempre stata contraria alla formulazione attuale del ddl Zan e solo di recente il segretario Matteo Salvini ha aperto all’approvazione di una legge contro l’omofobia, depurata dai tre scogli ideologici più insormontabili: l’identità di genere, la libertà d’espressione e la libertà educativa, in particolare della Chiesa Cattolica.

Cosa si nasconde allora dietro l’assenza dei sette senatori di centrodestra? Non c’è dubbio che il consenso al ddl Zan abbia una componente trasversale, per quanto minoritaria. È strano, però, che questi “dissidenti” emergano, un po’ a sorpresa, proprio quando c’è in gioco un disegno di legge così dirimente e decisivo per la tenuta antropologica del Paese. La realpolitik è sempre dietro l’angolo ma è anche vero che un giusto approccio ai principi non negoziabili e un’adeguata formazione agli stessi, che permetta di argomentare in modo solido – non opportunistico o incline ai compromessi – rimangono una necessità presa ancora troppo sottogamba.

La posizione di Pro Vita & Famiglia su temi come la famiglia naturale e la difesa delle libertà da leggi assurde come quella Zan – lo ribadiamo ancora una volta – è senza compromessi e per nulla incline alle negoziazioni, che effettivamente stanno prendendo forma in queste settimane in Senato con il ddl Zan. Le convinzioni su questi temi dovrebbero essere pre-politiche, tenendo sempre come unico punto di riferimento il bene comune delle generazioni presenti e future. Quando poi, queste istanze entrano nell’emiciclo parlamentare, i principi sempre coltivati, creduti e difesi, vanno anteposti alle poltrone, al prestigio, alla visibilità e alla carriera. Nella realtà pratica, non sempre questo si realizza, a causa della natura umana debole e ambiziosa. Ribadire, però, quali debbano essere le priorità per un politico non sarà mai un eccesso, né una pedanteria.




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