29/10/2021 di Luca Marcolivio

Ddl Zan, Hoara Borselli: «Bocciarlo, una grande conquista di civiltà»

Nel mondo dello spettacolo, una voce assolutamente fuori dal coro sul ddl Zan è Hoara Borselli. Nei mesi scorsi, l’opinionista, giornalista e conduttrice televisiva era intervenuta nel docufilm di Pro Vita & Famiglia che smascherava le bugie della propaganda lgbt. Subito dopo la non scontata bocciatura in Senato del disegno di legge, la Borselli ha accusato di ipocrisia il presentatore Tommaso Zorzi, omosessuale e simpatizzante delle cause lgbt, che, commentando l’esito del voto a Palazzo Madama, aveva dichiarato: «Mi vergogno di essere italiano». In netta controtendenza rispetto alle geremiadi dei vip e influencer di queste ore, per la Borselli, il naufragio del ddl Zan è stato una «grande conquista di civiltà».

 

Hoara Borselli, in questi mesi, lei ha seguito molto da vicino il dibattito sul ddl Zan. Che bilancio possiamo trarne, dopo la bocciatura in Senato?

«Soltanto l’ipotesi che potesse passare una legge del genere, per me era un assurdo. Il fatto che non sia passata, quindi, è una vittoria del buon senso. Qualcuno ha affermato: “Con questa bocciatura sono morti i diritti”. Io, piuttosto, dico: “Viva il diritto di parlare, il diritto di esprimersi, il diritto di non essere censurati per prese di posizione ritenute scomode. Quello che è accaduto al Senato, lo vedo come una grande conquista di civiltà: totalmente l’opposto di quello che dicono i media. Devo dire che, a un certo momento, ho temuto che il ddl Zan potesse avere i voti per passare. Quindi, quando il Senato l’ha respinto, ho tirato un sospiro di sollievo. Questa legge, per come era scritta, per quello che conteneva, era totalmente inaccettabile, un regresso, un’imposizione di principi che io non condivido affatto. Gli articoli emendati dal centrodestra, che avrebbero potuto dare uno spiraglio al dialogo, non sono stati presi in considerazione, quindi, ben venga che sia andata com’è andata».

Ritiene l’esito del voto a Palazzo Madama sia stato frutto di precise strategie politiche oppure conta molto anche la mobilitazione dei cittadini e delle associazioni?

«Molti sostengono un ruolo determinante l’abbia giocato il mondo cattolico, che ha posto dei paletti particolarmente intransigenti e, in questo, abbia convinto. Ciò è sicuramente vero. È evidente, comunque, che la sinistra ha posto la questione in termini troppo tranchant. Di solito, quando si presenta una proposta di legge, c’è sempre spazio per una sintesi, una mediazione, un dialogo. Invece, è evidente che la questione è stata trattata come una misura politica per non darla vinta a quella destra “cattiva e omofoba” che ritiene questa legge un bavaglio per le idee non gradite. Se si imposta così, il dibattito è inevitabile che l’esito sia quello di andare a schiantarsi».

È stata anche la sconfitta degli influencer e di tutti quei personaggi dello spettacolo che da anni si spendono per la causa della lotta all’omofobia…

«Sono stati sicuramente sconfitti, comunque il risvolto più paradossale è che hanno risposto a questa sconfitta con un enorme carico di odio, quello stesso odio che loro dicono di voler censurare. Siamo all’ipocrisia più assurda. Se ti batti affinché la violenza verbale venga regolata dallo Stato, quando sei tu per primo che sentenzi con quel carico d’odio, è evidente che stai depotenziando in partenza qualunque battaglia tu voglia fare. Comunque, ritengo che la maggior parte dei sostenitori del ddl Zan, vip compresi, non avessero letto il testo e non sapessero nemmeno di cosa si stesse parlando. Tutti pensavano che si sarebbero colpito chi discrimina gli omosessuali ma il ddl non puntava a questo. Chi la pensa come me, non è che accetta le discriminazioni. Si possono anche inasprire le pene ma non per questo si può smontare il concetto di famiglia naturale o di sessualità biologica».

Il mondo dello spettacolo, che lei conosce e frequenta, è davvero così unanimemente compatto nel sostegno alle cause lgbt?

«Da liberale quale sono, ritengo che la libertà venga prima di ogni altro valore. Invece, la tendenza è quella ad accodarsi a mode che si rivelano liberticide. Molti di loro seguono un’idea per il semplice fatto che ci vanno dietro tutti. Appena hanno visto che andava di moda postare una mano “acchiappalike”, scrivendoci sopra: “ddl Zan”, tutti si sono allineati. Ma se tu avessi chiesto loro di spiegarti i contenuti e poi di discuterne con te, credo pochissimi sarebbero stati in grado di farlo».

Nel suo ambiente lavorativo è mai stata emarginata o discriminata per le sue idee?

«Quando, come me, sei donna, di destra e non nascondi le tue posizioni difformi dal pensiero unico, una sorta di pregiudizio personale già te lo attiri. L’ho messo in conto da subito. Quindi non mi fa specie la pecora nera nel gregge: non è lei che è diversa, sono gli altri che sono uguali a tutti. So benissimo di andare controcorrente, una corrente che tira molto forte e che va in un’unica direzione ma non per questo mi voglio omologare agli altri. Ho idee molto chiare. Credo moltissimo nelle battaglie che porto avanti, lo faccio con grande determinazione, consapevole anche del fatto che questo comporta forse non una discriminazione ma una sorta di grande pregiudizio. Però ci convivo serenamente. Credo che la forza delle proprie idee vada oltre».

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