«Dopo il via libera del ministero della Pubblica Amministrazione, è arrivato quello del Mef: sulla carta di identità elettronica dei minorenni ci sarà lo spazio per indicare madre e padre, anziché l’espressione generica “genitori”». A dichiararlo è Matteo Salvini, ministro dell’Interno e leader della Lega, che aggiunge: «Ora manca il parere del Garante della privacy, e poi – sentita la conferenza Stato-città – potrò firmare il decreto. Dalle parole ai fatti!».
Niente più quindi “genitore 1” o “genitore 2”, ma il ritorno delle figure genitoriali naturali. Un passo importante in direzione della piena riaffermazione della centralità della famiglia naturale nella società italiana, come confermato chiaramente in questa intervista dal presidente del gruppo parlamentare della Lega alla Camera dei Deputati, Riccardo Molinari.
Onorevole, Salvini ha annunciato che sulle carte d’identità dei minorenni torneranno “padre” e “madre” e scompariranno i cosiddetti “genitori neutri”. È l’inizio di una rivoluzione anti conformista e un ritorno alla centralità della famiglia naturale fondata sulla diversità dei sessi?
«Si tratta di un’operazione di buon senso che in un Paese “normale” neanche dovrebbe sorprendere più di tanto. Assurdo che si debbano fare battaglie per affermare ciò che è ovvio, ossia che sui documenti di identità dei minorenni debbano essere indicati chiaramente i rispettivi genitori. Il superamento della terminologia padre-madre nel recente passato ha rappresentato una bandiera ideologica, mentre con noi si torna sostanzialmente alla normalità. È sorprendente che questa diventi una notizia».
Forse proprio perché in passato si sono fatte campagne ideologiche da parte del mondo Lgbt, che hanno portato a cancellare le figure genitoriali di riferimento sui documenti, oggi fa notizia il fatto che “padri” e “madri” tornino a occupare il posto che spetta loro?
«Il paradosso italiano è proprio rappresentato dal fatto che le battaglie si debbano fare per affermare ciò che dovrebbe essere scontato. Una cosa assurda. Anche soltanto difendere l’ordine naturale delle cose diventa una battaglia eretica, nell’epoca in cui stiamo vivendo. Questo fornisce il metro di giudizio più efficace per evidenziare la pericolosa deriva culturale in cui siamo precipitati».
La famiglia naturale tornerà centrale, oltre che sul piano teorico e concettuale, che è comunque importante, anche su quello pratico? Cosa bolle in pentola?
«Nel programma della Lega è evidente l’obiettivo di rimettere la famiglia naturale al centro di ogni strategia politica, e questo perché è il nucleo fondante della società, quello da cui poi proviene il suo sviluppo. La disarticolazione della famiglia è un progetto funzionale unicamente alla disgregazione del tessuto sociale, per favorire l’affermazione di un futuro che noi stiamo combattendo. Un futuro egemonizzato da un liberismo sfrenato, dove il mercato e il consumismo devono essere gli unici parametri da applicare. Se non c’è la famiglia, se non esiste la solidarietà familiare, se viene meno un progetto educativo familiare, saremo tutti condannati a diventare dei singoli, e come tali ottimi consumatori ma privi di ogni minimo punto di riferimento culturale, valoriale, affettivo, come sta accadendo nel mondo. La famiglia è oggi fondamentale per il ruolo sociale che ricopre, ed è per questo che noi della Lega abbiamo chiesto e ottenuto l’istituzione di un Ministero ad hoc affidato al ministro Fontana, che sta lavorando su una serie di misure rivolte da un lato a incentivare la natalità, e dall’altro a studiare misure fiscali di sostegno».
Possiamo dire quindi che l’iniziativa legata alle carte d’identità è il primo messaggio rivolto in questa direzione, dimostrando che questo governo, e la Lega in particolare, stanno puntando concretamente a un’inversione di tendenza?
«Lo Stato parte dalla famiglia. Questo con noi sarà un principio fondamentale. L’unità familiare come luogo educativo e formativo costituisce il centro dell’unità dello Stato. Senza la famiglia non c’è unità, ma soltanto tanti singoli individualismi sempre più deboli e fragili. Qui non si tratta di portare avanti un principio culturale e ideologico, ma un principio naturale che pone le basi della convivenza civile. Anche in questo momento di difficoltà economica il ruolo della famiglia si rivela essenziale, considerando i tanti nonni che contribuiscono al sostentamento e alla cura dei nipoti, aiutando i figli e rivelandosi spesso determinanti in questo».
Nei giorni scorsi c’è stata la campagna choc di Pro Vita e Generazione Famiglia contro l’utero in affitto con l’affissione di manifesti raffiguranti un bambino dentro un carrello del supermercato spinto da due uomini. “Due padri non fanno una madre” e “due donne non fanno un padre” è stato il filo conduttore di questa iniziativa. La condivide?
«Assolutamente sì. Anche qui siamo in presenza di un grande paradosso, perché la maternità surrogata in Italia è proibita, è illegale, e questo sarebbe sufficiente per impedire che possano verificarsi casi di coppie dello stesso sesso che hanno figli. Dovrebbe essere la magistratura in primo luogo a sanzionare chi, aggirando la legge italiana, ricorre a questa pratica all’estero. La legge non si può applicare con discrezionalità: se una certa pratica è vietata, non può essere ammessa sotto altra forma. Non serve dunque un’altra norma per vietare ciò che è già proibito. Semmai servirebbero sanzioni che vadano a punire ancora più duramente chi si beffa di questo divieto».
Americo Mascarucci