Un ruolo inedito – o forse semplicemente dimenticato – del teatro: ovvero mettere in scena la denuncia sociale di fatti e avvenimenti che hanno bisogno di essere raccontati per rendere il pubblico consapevole delle atrocità che avvengono nel mondo reale. È questo l’obiettivo dello spettacolo teatrale “Bibbiano – il gender è già fra noi”, con testi e voce narrante di Diego Fusaro. A colloquio con Pro Vita & Famiglia il giovane filosofo ha spiegato il perché di questa iniziativa e come si sviluppa per raccontare ciò che è emerso da Bibbiano e non solo
“Il gender è fra noi”, ci vuole raccontare brevemente questo nuovo spettacolo teatrale e cosa si narra?
«Lo spettacolo teatrale, che unisce musica e filosofia, è un tentativo di denunciare l’amore al tempo del cosiddetto gender-capitalismo. Si parte dalla definizione filosofica dell’amore, si passa all’amore al tempo del liberismo, si transita poi per il gender e alla fine si conclude con Bibbiano come paradigma del nuovo gender-capitalismo in cui i bambini figurano come merci disponiili».
Nonostante quanto emerso c’è ancora poca consapevolezza su Bibbiano da parte dell’opinione pubblica?
«In realtà purtroppo c’è sempre meno consapevolezza perché non se ne è parlato o se ne è parlato solo superficialmente descrivendolo come un episodio isolato. In realtà la nostra tesi è che Bibbiano rappresenti i piani del nuovo gender-capitalismo».
Che si parli di Bibbiano o di casi gender, anche il teatro può essere un mezzo di comunicazione, anche migliore rispetto ai mass media?
«Il teatro, a nostro giudizio, deve riscoprire la sua funzione civile e politica, non di puro e mero intrattenimento. Deve quindi riscoprire il suo ruolo di denuncia e questo infatti è l’obiettivo che ci proponiamo con lo spettacolo che abbiamo lanciato e che il 16 gennaio torna in scena a Siena. Quindi questa funzione del teatro a servizio della comunità, soprattutto su argomenti come questi».