I coraggiosi vichinghi danesi, dopo anni di preoccupazioni e analisi sulle ragioni e gli effetti sui bambini del divorzio, hanno deciso di ‘dare un taglio’ e reso più diffiicile divorziare.
Nessun partito né di sinstra, né di destra, né tra i populisti si è opposto a queste modifiche urgenti e necessarie. Per i bambini danesi oggi, i disturbi dovuti ai divorzi dei genitori sono ancora traumatici e lo scorso anno erano stati 15.000 i divorzi nel paese, equivalenti a quasi la metà del numero dei matrimoni. Tra le varie ricerche che hanno spinto la politica danese ad unirsi per limitare i danni provocati dai divorzi nel paese e nelle future generazioni, lo studio del 2014 sulla ‘ridotta educazione e maggiori problemi psicoattitudinali’ dei figli di coppie di divorziati nel paese.
Per i membri dell’intera famiglia, il divorzio rappresenta molto dolore. Per lo Stato, significa un sacco di soldi di spesa pubblica in spese di burocrazie, giustizia, assistenti sociali, psicologi etc. Un paese come la Danimarca che offre un congedo parentale lungo tutto l’anno e un asilo nido pubblico universale ha deciso di non lasciare che la situazioni continui in questa direzione di crisi delle famiglie, sofferenza dei minori e distruzione di coesione sociale. Il lato economico sembra essere il motivo principale per cui le autorità danesi stanno intervenendo sul divorzio, in base alla legislazione che è entrata in vigore in aprile, le coppie con figli minori di 18 anni e determinate a separarsi devono attendere tre mesi e ricevere una consulenza obbligatoria prima che il loro matrimonio possa essere sciolto.
La consulenza assume la forma, nel peggiore dei casi in cui non si voglia tornare insieme, di una “;cooperazione dopo il divorzio”, è condotta online o tramite un’app. L’obiettivo non è quello di prevenire le rotture, ma di “;facilitare il processo di divorzio di coppie e bambini aiutandoli a migliorare la comunicazione ed evitare insidie, soffrenze e pericoli”.
I risultati di una prova condotta con 2.500 volontari hanno dimostrato che il programma funziona, secondo un professore di sanità pubblica che ha contribuito a ideare il corso.
“;In 13 casi su 15 ha avuto un effetto positivo da moderato a forte sulla salute mentale e fisica e ha portato a meno assenze dal lavoro”, ha affermato il dott. Gert Martin Hald dell’Università di Copenaghen. “;Dopo 12 mesi, le coppie stavano comunicando tra loro come se non avessero divorziato.”
Ottimi risultati si stanno ottenendo anche per evitare che le coppie si separino o giungano alla rottura del divorzio con quella “;terapia relazionale” (che include le coppie conviventi) e che è stata offerta dalle autorità locali negli ultimi anni. Dei 98 comuni della Danimarca, 68 offrono questo servizio di consulenza “;sulla base del fatto che tenere le famiglie unite consente di risparmiare ... denaro per alloggi e servizi” e accresce la coesione sociale e le relazioni locali.
A Ringkøbing-Skjern, dove la terapia relazionale è stata offerta gratuitamente dal 2011, il il tasso di divorzi è diminuito del 17%, l’anno scorso 92 coppie locali hanno cercato consulenza. Tutte le coppie con bambini di età inferiore a 18 anni hanno diritto a cinque sessioni gratuite. “;Se manteniamo le famiglie unite ed evitiamo i divorzi, risparmiamo denaro a lungo termine”, afferma un funzionario sanitario locale.
In effetti, il tasso di divorzi in Danimarca è tra i più alti, oltre il 50% negli ultimi anni.
Nulla contribuirà tanto a una sana cultura nazionale come famiglie sposate e stabili. Ne sono convinti tutti i maggiori partiti danesi e, civilmente, hanno deciso di affrontare e servire insieme il loro paese a partire dalla stabilità della famiglia, senza ‘tabù’ o ‘retaggi culturali da figli dei fiori’. Un esempio da seguire, sia nel metodo sia nel merito, l’Italia non sta molto meglio della Danimarca in materia di separazione, divorzi e sofferenza dei bambini. Se c’è urgente bisogno di una legge, è di una serie di provvedimenti radicali che seguano l’esempio danese, cioè evitare o ridurre i rischi di divorzio per ragioni umane, sociali, identitarie ed economiche.
Luca Volonté
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