Sul numero di marzo 2017 della rivista Acqua&Sapone è stato pubblicato un approfondito articolo dal titolo: Sangue del cordone: quello che non dicono (pp. 34-38), a firma di Francesco Buda.
Con il permesso dell’Autore, ne pubblichiamo qui alcune parti: l’argomento è molto importante, dal momento che il sangue del cordone ombelicale è ricco di cellule staminali emopoietiche, capaci cioè di produrre cellule del sangue e quindi può rivelarsi utilissimo nella cura di diverse malattie del sangue, compresa la leucemia.
Tuttavia non è tutto così semplice, perché questa pratica non è positiva per il piccolo neonato, cui viene sottratto addirittura un terzo del suo sangue (circa 120 millilitri)...
Sangue del cordone: quello che non dicono
Siamo abituati a pensare alla donazione del sangue del cordone ombelicale come gesto di grande solidarietà e come pratica innocua per il bimbo “donatore”. Lo assicura persino il Ministero della Salute.
Ma, stando a numerose evidenze scientifiche, s’impone qualche prepotente dubbio. Specialmente se si guarda e si verifica quanto racconta il documentario “Sangue del suo sangue”, che sta per uscire,in collaborazione con il CoRDiN, Comitato per il Rispetto dei Diritti del Neonato, e con OVOItalia, l’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica.
Prelevare il sangue cordonale fa male al bambino?
«È come togliere due litri di sangue ad un maratoneta appena ha finito la gara». Così spiega certi effetti del prelievo del sangue da cordone sui neonati Niccolò Giovannini, ricercatore in scienze dello sviluppo prenatale e specialista in ginecologia ed ostetricia della Clinica Mangiagalli di Milano. Nel suo ospedale non si chiude il cordone prima che si svuoti.
Sicuri che sia sangue “di troppo”?
Quel sangue in quel tubo che collega il bimbo alla mamma – tutto il sangue, compreso quello che sta nella placenta – pare proprio che serva al bebè nella delicatissima transizione da feto a neonato, quando passa dall’ambiente uterino a quello fuori dalla pancia materna e deve poter utilizzare tutte le risorse a disposizione per iniziare a respirare aria ed irrorare tutto il corpicino. Perciò – sempre secondo le evidenze scientifiche -, se si taglia il cordone prima che si sia svuotato, si disturba il bimbo esponendolo a seri rischi, al livello di cervello, cuore, polmoni ed ossigenazione dei tessuti, specialmente se si tratta di prematuri. Oltre a maggiori rischi di anemia e deficit di ferro, a sua volta associato a deficit motorio e cognitivo e a differenze neurofisiologiche.
Se invece al bebè si danno almeno tre minuti di tempo – dicono le linee guida – prima di chiudere il cordone, diversi ed importanti sono i benefici: più emoglobina, più riserve di ferro fino ai sei mesi di età, maggior peso. Inoltre, non c’è alcun maggior rischio di ittero (troppa bilirubina) nel neonato, né di emorragie post partum nella mamma. Contrariamente a quella teoria degli anni Sessanta che ancora oggi induce a praticare come routine il clampaggio – così si chiama in gergo la chiusura del cordone – subito dopo l’arrivo alla luce del feto. [...]
Cosa dice l’Oms
L’OMS, Organizzazione mondiale della sanità, raccomanda di aspettare (sempre, anche sui nati a termine) almeno da uno a tre minuti prima di eseguire il clampaggio. Ma spesso e volentieri il cordone viene chiuso prima per raccogliere la quantità idonea di sangue neonatale (circa 120 millilitri in media, un terzo del sangue del piccolo). «Il clampaggio immediato aumenta la mortalità nei nati pre-termine: rischiano anche emorragie cerebrali, poiché i vasi sangui- gni sono meno formati e si rompono più facilmente», avverte ancora il dottor Niccolò Giovannini. Il dottore sta per pubblicare uno studio condotto al Mangigalli di Milano che afferma: «Con la chiusura del cordone eseguita dopo tre minuti dalla nascita, anziché subito, i bambini hanno un gran beneficio in termini di recupero di emoglobina, sia nel parto naturale che nel cesareo». Lo ha spiegato recentemente alla Camera dei Deputati.
Cosa raccomanda la scienza
22 Senatori della Repubblica hanno firmato un disegno di legge [ddl 913/2013, ndR] per promuovere il più possibile la donazione di sangue cosiddetto cordonale (in realtà è del bimbo). Nella premessa, l’atto lamenta che l’obiettivo di attuare questa pratica su larga scala «è ancora lontano dall’essere attuato a causa di una informazione mediatica attualmente insufficiente e distorta». Insieme con l’OMS e il “Journal of Pediatric Health, Medicine and Therapeutics”, a “disinformare” sarebbero cospiratori di rango: il Royal College of Obstetricians and Gynaecologist, la Federazione internazionale di ginecologia e ostetricia (FIGO), la Confederazione internazionale delle ostetriche, l’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR), il Consiglio europeo di rianimazione ed il Consiglio di rianimazione del Regno Unito. Società scientifiche che tutte raccomandano di non chiudere subito il cordone. Sono queste le informazioni insufficienti e distorte?
E in Italia? Detti e contraddetti
In Italia, dove molti tacciono o semplicemente ignorano, l’ANDRIA, associazione di operatori per la promozione di una assistenza appropriata in ostetricia, ginecologia e medicina perinatale, afferma che «in neonati a termine e pretermine che non richiedono immediate manovre rianimatorie, il clampaggio del cordone dovrebbe essere eseguito dopo almeno un minuto o quando il cordone cessa di pulsare». La Ministra della Salute Beatrice Lorenzin, rispondendo ad un’interrogazione dell’On. Adriano Zaccagnin che ha sollevato la questione in Parlamento, ha detto: «Nel rispetto del fisiologico svolgimento del parto e del secondamento (espulsione della placenta, ndr), in accordo con la società italiana di neonatologia (SIN), le banche del sangue cordonale della Rete italiana si sono imposte, da subito, la regola di adottare nei punti nascita la legatura (clampaggio) del cordone ombelicale entro un tempo non inferiore a 60 secondi dal momento del parto».
«Ma un minuto è poco! L’ideale, come ormai praticato nei migliori centri nascita, è attendere la fuoriuscita della placenta: si taglia solo dopo», ribatte Amyel Garnaoui, l’ostetrica che ha realizzato il documentario “Sangue del suo sangue”, d’accordo con vari neonatologi ed ostetriche. Non a caso l’autorevolissimo NICE britannico (National Institute for Health and Care Excellence), raccomanda il taglio ottimale del cordone ombelicale non prima di 5 minuti.
Francesco Buda
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto