Come abbiamo più volte ricordato, legalizzare la droga “leggera”, cioè la cannabis, è un grosso male: per i giovani (per i danni fisici e psichici che arreca) e per la società (quindi per lo Stato).
Abbiamo già detto, anzi, l’ha detto non un personaggio qualsiasi, ma il compianto magistrato anti-mafia Paolo Borsellino, che la legalizzazione della droga non serve a combatterne il traffico e a combattere la mafia.
Andrea Lavelli, di SOS Ragazzi, ci ha da ultimo invitato a sottoscrivere una petizione alla Lorenzin contro la legalizzazione della droga. La lettera che accompagna l’invito a firmare espone la presa di posizione fermamente proibizionista di un altro magistrato: Nicola Grattieri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro.
Anch’egli esperto in lotta alle mafie e non certo personaggio inquadrabile nell’area politica conservatrice o di centro destra (è stato uno dei papabili come Ministro della Giustizia nel governo Renzi).
“Uno Stato democratico non può permettersi il lusso di legalizzare le droghe leggere, e cioè ciò che fa male secondo quanto è dimostrato scientificamente.
La scorsa settimana sono stato in una comunità di recupero alla periferia di Catanzaro e le persone che si trovano lì mi dicevano che le droghe leggere non vanno legalizzate, perché loro hanno cominciato con quelle. Se dobbiamo discutere di questi temi, perché non andiamo a sentire anche loro?
I dati dicono che su 100 tossicodipendenti, 5 fanno uso di hashish e marijuana e solo il 25% di questi ultimi è maggiorenne, mentre il restante 75% è minorenne [il 75% di quel 5%]. Quindi, affermare che legalizzare la cannabis aiuta a colpire chi fa affari con la droga non è vero, perché la quota di affari legati alle droghe leggere è risibile rispetto al totale”.
Insomma, le mafie fanno affari con le droghe pesanti. E continueranno a farne con le “leggere” che continueranno ad essere vendute di contrabbando a quelli che non rientrano nelle fattispecie dei possibili acquirenti legali.
Redazione