03/04/2023

Due delegati di Fratelli d’Italia scrivono a un liceo: «Cambiare nome è reato, stop alla carriera alias»

La “Carriera Alias", cioè il percorso usato da molti licei e istituti in tutta Italia per consentire agli studenti transgender - e non solo - di sostituire il nome anagrafico assegnato alla nascita in base al sesso biologico, va abolita. E' questo il richiamo, giunto su carta intestata "Fratelli d'Italia" a Maria Rosa Cesari, dirigente scolastica del liceo Marco Polo di Venezia. Nel testo, tra l'altro, si scrive chiaramente che in ballo c'è il reato di "falsità ideologica", chiarendo che se commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, sarebbe perseguibile penalmente.

La lettera è stata inviata da due delegati di Fratelli d'Italia, a "Istruzione" e "Famiglia e valori non negoziabili", Anita Menegatto e Andrea Barbini. Nel testo prima si richiamano alcuni articoli del Codice civile e del Codice penale, in particolare quelli di falsità ideologica e sostituzione di persona e poi si conclude dicendo che si ritiene «inopportuno che la scuola si faccia carico di inserire la carriera alias nel Piano triennale dell'offerta formativa (PTOF), un progetto puramente ideologico che non ha scopo di inclusione bensì porterebbe solamente ad ulteriore confusione nei ragazzi e negli istituti».

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La Carriera Alias, lo ricordiamo, è infatti uno strumento pericolo e davvero illegale - come tra l’altra denunciato già a dicembre scorso da noi di Pro Vita & Famiglia con una diffida ad oltre 150 scuole e istituti in tutta Italia, nella quale si ipotizzavano gli stessi e altri pericoli di reati come quelli citati da Menegatto e Barbini. Inoltre, da un punto di vista sociale - ma anche psicologico e potenzialmente medico - la Carriera Alias è rischiosa e dannosa perché si rivolge a giovani e minori e soprattutto non prevede nessun chiaro riferimento a percorsi di transizione già ampiamente completati e medicalmente documentati, ma vale per chiunque. Dunque qualsiasi studente può “sentirsi” uomo o donna e poi avanzare la pretesa di farsi chiamare con un nome diverso. Un procedimento che, quindi, porta con sé gravi rischi di istaurare nella mente dei ragazzi la falsa e dannosa consapevolezza di essere “nati nel corpo sbagliato”, portando quindi non solo alla transizione sociale, ma anche ad avviare quella transizione chirurgica che spesso ha come conseguenza quella di avere cambiamenti irreversibili e per i quali non si può più tornare indietro.

 

Fonte: Tgcom24

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