14/07/2021 di Manuela Antonacci

E intanto la PlayStation diventa Lgbt, ma finisce in game-over

Secondo l’ultima trovata arcobaleno, anche i videogiochi giocherebbero un ruolo fondamentale, sia nel trasmettere gli stereotipi e i luoghi comuni, sia nel rappresentare la comunità LGBT favorendone “l’inclusione”. Verrebbe da rispondere che, forse, non sono i videogiochi ad influenzare l’identità psichica maschile e femminile, ma che piuttosto, è il contrario, i videogiochi sono scelti in base all’identità psichica di chi li adopera.

Così, la Sony ha pensato bene di aprire una sezione giochi LGBT, come logo, un coloratissimo joypad arcobaleno e all’interno, una serie di videogiochi, con la presenza di uno o più personaggi LGBT.

Il primo gioco nella lista è “The last of us” che si può considerare tra i giochi più rappresentativi della comunità LGBT. Al centro una coppia gay, in cui uno dei due partner contrae un virus e dopo aver lasciato il suo compagno, decide di togliersi la vita.

Mentre, nel gioco realizzato da Naughty Dog, viene sviluppato e illustrato il rapporto tra Ellie e Riley, una coppia lesbo. La relazione viene approfondita nel DLC Left Behind dove le due ragazze si scambiano anche un bacio, inserendo, così, il gioco “ad honorem” tra l’elenco dei videogiochi LGBTQ+.

Come raccontato da Neil Druckmann, creative director di Naughty Dog, «introdurre una relazione romantica ha aggiunto un altro sottotesto alle performance e ha permesso alla storia di evolversi andando avanti con il DLC Left Behind. Inoltre volevamo creare bacio sentito/emozionante in un gioco, cosa molto rara».

Insomma, più che una celebrazione della comunità LGBT, sembra il solito lavaggio del cervello che, ancora una volta, dimostra che, il gender prima ancora che essere un’ideologia, è solo un grosso, portentoso giro di affari. Eppure il riscontro degli utenti non è stato brillante, saranno tutti omofobi o forse la solfa arcobaleno proprio non attacca?

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