01/04/2022

E per una volta la lobby Lgbtqia+ è stata delusa in sede ONU

 I 54 Stati membri della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne si sono rifiutati di piegarsi alle pressioni degli Stati Uniti e dell'UE su certe questioni LGBTQIA+.

L' accordo preso, sulla falsariga degli anni passati, accontenta solo marginalmente le lobby suddette e la frase "orientamento sessuale e identità di genere" non appare in nessuna parte del documento finale. 

I delegati degli Stati Uniti, dell'Unione Europea e dei paesi dell'America Latina hanno cercato di parlare di  "forme multiple e intersecanti di discriminazione" e "donne in situazioni e condizioni diverse”. Ma alla fine questo linguaggio  "progressista"  non è passato grazie soprattutto ai delegati della Federazione Russa e di diversi paesi a maggioranza musulmani, compresi i delegati dell'Arabia Saudita, Yemen, Indonesia, Malesia, Etiopia, Iraq ed Egitto.

Invece solo i delegati del Guatemala, del Nicaragua, del Brasile, dell'Arabia Saudita, dell'Etiopia e della Santa Sede hanno espresso riserve sull'uso del termine "salute sessuale e riproduttiva", sottolineando che secondo loro l'aborto non va compreso in tale espressione.

Le agenzie delle Nazioni Unite già promuovono l'aborto e l'agenda Lgbtqia+  come fossero diritti umani  nei loro manuali politici, e in particolare nel "Pacchetto di servizi iniziali minimi", che contiene la programmazione per le agenzie che rispondono a disastri naturali e conflitti. Il manuale invita  i soccorsi umanitari a costringere i medici e gli operatori sanitari a indirizzare le donne all'aborto, anche contro la loro coscienza.

E il documento concordato apre la strada a nuove vie di influenza politica e di finanziamento per i gruppi abortisti nelle politiche sui cambiamenti climatici, che dovrebbero raggiungere i 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2025.

I precedenti documenti delle Nazioni Unite sul clima avevano omesso qualsiasi riferimento alle politiche demografiche a causa del timore di sollevare il problema del controllo demografico e della mancanza di supporto scientifico per il collegamento tra clima e popolazione.

Fonte: C-Fam

 

 

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