I 54 Stati membri della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne si sono rifiutati di piegarsi alle pressioni degli Stati Uniti e dell'UE su certe questioni LGBTQIA+.
L' accordo preso, sulla falsariga degli anni passati, accontenta solo marginalmente le lobby suddette e la frase "orientamento sessuale e identità di genere" non appare in nessuna parte del documento finale.
I delegati degli Stati Uniti, dell'Unione Europea e dei paesi dell'America Latina hanno cercato di parlare di "forme multiple e intersecanti di discriminazione" e "donne in situazioni e condizioni diverse”. Ma alla fine questo linguaggio "progressista" non è passato grazie soprattutto ai delegati della Federazione Russa e di diversi paesi a maggioranza musulmani, compresi i delegati dell'Arabia Saudita, Yemen, Indonesia, Malesia, Etiopia, Iraq ed Egitto.
Invece solo i delegati del Guatemala, del Nicaragua, del Brasile, dell'Arabia Saudita, dell'Etiopia e della Santa Sede hanno espresso riserve sull'uso del termine "salute sessuale e riproduttiva", sottolineando che secondo loro l'aborto non va compreso in tale espressione.
Le agenzie delle Nazioni Unite già promuovono l'aborto e l'agenda Lgbtqia+ come fossero diritti umani nei loro manuali politici, e in particolare nel "Pacchetto di servizi iniziali minimi", che contiene la programmazione per le agenzie che rispondono a disastri naturali e conflitti. Il manuale invita i soccorsi umanitari a costringere i medici e gli operatori sanitari a indirizzare le donne all'aborto, anche contro la loro coscienza.
E il documento concordato apre la strada a nuove vie di influenza politica e di finanziamento per i gruppi abortisti nelle politiche sui cambiamenti climatici, che dovrebbero raggiungere i 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2025.
I precedenti documenti delle Nazioni Unite sul clima avevano omesso qualsiasi riferimento alle politiche demografiche a causa del timore di sollevare il problema del controllo demografico e della mancanza di supporto scientifico per il collegamento tra clima e popolazione.
Fonte: C-Fam