Molti sono stati ingenui. Hanno davvero creduto che la lotta contro le cosiddette #fakenews avesse come obiettivo quello di garantire la diffusione di notizie vere, ma non era così. Lo scopo reale era quello di far strada ad un’informazione considerata accettabile per il sistema, funzionale ad una narrazione, una sorta di bollino verde concesso unicamente al #mainstream.
Far digerire al pubblico il fatto che tutto quello che non era “informazione certificata” era #fakenews altro non era che l’anticamera della #censura, che oggi vediamo all’apice con la chiusura del profili social del presidente americano.
Prima di #Trump però molti altri profili sono stati chiusi, limitati, sottoposti a #shadowban e il comune denominatore dei silenziati era soltanto uno: quello di non essere allineati al manistream. Sotto la scure della censura sono finiti i cosiddetti sovranisti e negazionisti (etichette create appositamente per screditare posizioni), ma anche numerosi cattolici #prolife. Il punto quindi non è mai stato accertarsi la veridicità delle notizie, ma limitare la diffusione di posizioni considerate inaccettabili.
Nel frattempo in molti paesi occidentali ci sono stati tentativi di approvare leggi nominalmente contro le cosiddette #fake ma di fatto ugualmente liberticide e nello stesso tempo l’opinione pubblica ha cominciato a considerare accettabile il fatto che ci fossero opinioni “inaccettabili” e quindi censurabili.
I grandi colossi dei social hanno solo mostrato il loro vero volto, per niente diverso da quello dei media tradizionali, che fanno esattamente la stessa cosa quando scelgono a chi dare e non dare voce.
Eccoli quindi i nuovi guardiani dell’informazione, che di fatto si arrogano il diritto di dirci cosa è giusto e cosa no. I social quindi non sono affatto, come si pensa, arene in cui ciascuno dice la sua, ma piattaforme in cui tutto viene mappato per poi essere etichettato e definito accettabile o inaccettabile.
La libertà d’espressione è rimasta solo nell’immaginario collettivo, l’unico #socialmedia veramente libero è quello nella foto.