La prima udienza dell’anno, tenuta da Papa Francesco lo scorso 5 gennaio nell’aula Paolo VI ha fatto molto parlare di sé. La maggior parte delle testate giornalistiche ha riportato alcune delle parole del Pontefice che in questi giorni stanno rimbombando sul web: “cani e gatti occupano il posto dei figli”, che hanno immediatamente suscitato l’indignazione di gran parte degli utenti della rete, come se il Santo Padre avesse in qualche modo criminalizzato l’adozione dei nostri amici a quattro zampe.
Per fare chiarezza, vi proponiamo – e cerchiamo di commentare insieme - il contenuto integrale del suo discorso:
«Viviamo in un’epoca di orfanità. La nostra civiltà è un po’ orfana e questa orfanità si sente. Non basta mettere al mondo un figlio per dire di essere padri o madri. Genitori non si nasce, lo si diventa, non perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Penso a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita verso la via dell’adozione, un atto così generoso e bello. Questo tipo di scelta non è un ripiego, ma tra le forme più alte di paternità e di maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro e quanti coniugi desiderano essere padri o madri ma non riescono per motivi biologici, oppure avendo già dei figli vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo. Non bisogna avere paura nell’intraprendere la via dell’adozione, nell’assumere il rischio dell’accoglienza. C’è però anche un certo egoismo. Riguardo l’inverno demografico si evince che c’è chi non vuole avere figli, ma al loro posto hanno cani e gatti. I cani e i gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere, ma (purtroppo) è la realtà. Questo svilire la paternità e la maternità ci diminuisce, ci toglie umanità. La civiltà diviene più vecchia e senza umanità, perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità. Chi pagherà le tasse per le pensioni? E’ ora di risvegliare le coscienze e riscoprire la pienezza della vita, la paternità e la maternità. E’ vero l’adozione è un rischio, avere un figlio è sempre un rischio, ma più rischioso è non averne. Auspico che le istituzioni siano sempre pronte ad aiutare per l’adozione, sempre con serietà, ma anche semplificando l’iter necessario perché possa realizzarsi il bisogno di tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia».
In sintesi, il messaggio di Francesco invita a non aver paura di aprirsi alla vita. Un messaggio più che necessario, soprattutto in una società che spesso si rivela ostile verso di essa. Certamente da un lato sussiste un fattore economico, che spaventa gran parte dei giovani di fronte all’idea di aprirsi alla vita e mettere su famiglia, ma dall’altro sussiste anche un fattore culturale che tende a posticipare sempre di più la genitorialità, vista dalla società come un peso e non come una risorsa.
Sicuramente il problema economico non va sottovalutato, inoltre occorre immedesimarsi nella paura che una donna al giorno d’oggi è costretta a provare sul luogo di lavoro nel dire al proprio capo di essere incinta, correndo il rischio di essere licenziata dall’oggi al domani proprio a causa della maternità. Il messaggio del Pontefice è, come abbiamo letto, anche un appello alle istituzioni, per sollecitarle a prendersi cura della genitorialità e a velocizzare l’iter dell’adozione, che purtroppo ad oggi vede molte coppie imprigionate nel limbo della burocrazia italiana, ostacolando così il diritto di tanti bambini di avere una famiglia.
Inoltre, come si evince dal testo originale non c’è nessuna pretesa contro l’adozione di animali domestici, ma un invito a riflettere sul modo in cui spesso e magari senza rendercene conto li sostituiamo alle persone, forse anche nell’idea di colmare un vuoto generato dalla paura di non essere dei buoni genitori. E’ certamente vero che un animale richiede molto meno impegno e responsabilità di un figlio e probabilmente è questa sensazione a fornirci un senso di maggiore “sicurezza”, ma è anche vero che per quanto i nostri amici a quattro zampe possano essere dei buoni compagni di vita, non potranno mai sostituire la preziosità e il dono della vita umana.