28/11/2019

Ecografia pre-aborto in Slovacchia: ecco perché è un bene

È ancora solo una proposta di legge, ma tanti si stanno attivando per protestare contro di essa.

Un articolo del Corriere della Sera ne parla in questi termini: «In Slovacchia rischia di essere approvata, e anche velocemente (il voto potrebbe esserci entro la fine del mese), una proposta di legge che prevede che le donne che vogliono abortire siano obbligatoriamente sottoposte a un’ecografia e siano costrette a vedere l’immagine dell’embrione o del feto e, dove tecnicamente possibile, ascoltare il battito cardiaco fetale. La proposta di legge intende inoltre proibire la “pubblicizzazione” dell’aborto e imporre una multa fino a 66.400 euro a coloro che la commissionano o che la diffondono».

Ma questa proposta di legge è davvero così crudele come alcuni la disegnano?

L’aborto è stato legalizzato in vari Paesi in nome della libertà di scelta della donna. Per garantire alla donna tale libertà, bisogna premurarsi di informarla a dovere su cosa questa pratica comporta (ammesso che si voglia veramente la libertà delle donne).

Un valido modo per informarla è mostrarle un’ecografia di chi porta nel grembo e farle sentire il battito cardiaco. O qualcuno ha paura che, presa coscienza della verità, qualche donna cambi idea sulla “scelta” di abortire?

Dopotutto, non stupisce che una simile proposta di legge venga tanto contrastata, dato che potrebbe mettere seriamente in crisi il mercato dell’aborto.

Anche Amnesty International avrebbe dedicato attenzione alla proposta, spiegando che questa, «se adottata, danneggerà la salute e il benessere delle donne, ostacolerà il loro accesso a cure abortive sicure e violerà gli obblighi internazionali sui diritti umani sottoscritti dal paese».

Ma è l’aborto a danneggiare la salute e il benessere delle donne, non questa proposta di legge.

Come spesso ricordiamo, «il Center for Disease Control and Prevention, ente governativo statunitense, ammette che dal ’73 a oggi sono quasi 500 le donne morte per aborto legale solo negli Stati Uniti, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità confessa che ogni anno circa 150 donne in Europa, e nel resto del mondo addirittura decine di migliaia, muoiono a causa dell’aborto», per non parlare degli altri rischi alla salute fisica e psichica che esso può comportare. Preso atto di questi pericoli, non dovrebbe meravigliarci che una legge possa vietare anche la pubblicizzazione di tale pratica.

Non esistono, poi, le cosiddette «cure abortive», perché l’aborto non ha mai curato nessuna donna, né alcun “diritto umano” che possa essere garantito dall’aborto, che, piuttosto, sopprime il diritto alla vita dei nascituri, oltre a generare traumi in chi vi ha fatto ricorso.

Combattere una simile legge significa temere la verità. Non è un caso che chi come Abby Johnson ha visto tramite ecografia cosa avviene in un aborto abbia immediatamente lasciato quel lavoro (e sulla sua scia più di 500 altre persone).

Se vuoi saperne di più, il film “Unplanned” fa proprio al caso tuo. Prenota ora la tua visione in sala.

 

di Luca Scalise
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