08/10/2022 di Giuliano Guzzo

Il Governo Draghi lascia. . . una scia Lgbt!

Galateo istituzionale vorrebbe – in realtà pure imporrebbe - che un governo dimissionario si occupasse solo di ordinaria amministrazione, null’altro. Invece l’esecutivo presieduto da Mario Draghi si accinge ad accomiatarsi con un colpo di goda oggettivamente grave nei confronti della libertà educativa e delle famiglie. Stiamo parlando della Strategia Nazionale Lgbt+ per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (2022-2025), ultimo regalino varato dall’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica in seno al Dipartimento per le Pari Opportunità.

Si tratta di un documento di una trentina di pagine che, come suggerisce ampiamente già il suo titolo, stabilisce tutta una serie di impegni in salsa rigorosamente arcobaleno. Questo a partire dal fatto – affermato ma non dimostrato – secondo cui «numerose indagini internazionali, condotte sia dalle istituzioni sia dalla società civile» avrebbero provato «che la discriminazione nei confronti delle persone Lgbt+ richiede che siano messe in campo politiche efficaci per garantire la parità di trattamento e il rispetto dei diritti umani» (p.7.)

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A seguire, nella Strategia Nazionale Lgbt+ approvata al fotofinish vengono stabiliti impegni per «l’inclusione lavorativa delle persone transgender», sviluppando «azioni di promozione e valorizzazione di buone pratiche in materia di inclusione sociolavorativa delle persone Lgbt+» (p.15), e contrastando «la discriminazione di giovani Lgbt+ nelle scuole di ogni ordine e grado, mediante percorsi di educazione al rispetto delle differenze, percorsi di formazione per i dirigenti scolastici, i docenti, il personale ATA e diffusione di buone prassi» (p.23). Siamo insomma in presenza di un piccolo ddl Zan che, pur non avendo forza di legge, comunque rappresenta un provvedimento non ignorabile.

Ora, al momento non si conosce ancora il nome del futuro Ministro dell’Istruzione, motivo per cui riesce difficile stabilire se – e come - la Strategia Nazionale Lgbt+(2022-2025) avrà un corso. Quel che è certo, tornando a quanto si diceva in apertura, è che in questo modo non solo è stato disatteso il galateo istituzionale di un governo neppure a fine mandato, ma addirittura dimissionario, ma si è data continuità a quel lavoro sul versante gender che il Ministro per la famiglia Elena Bonetti - fortemente criticata da Pro Vita & Famiglia - aveva portato avanti da un lato costituendo un tavolo con 66 associazioni pro Lgbt e, dall’altro, stanziando 4 milioni di euro e annunciando, appunto, il lancio di una Strategia nazionale Lgbt.

E l’emergenza energetica? E le bollette alle stelle? E il rischio povertà? E l’inverno demografico? E il pericolo di una guerra nucleare, che non il primo che passa bensì il presidente Joe Biden ha nelle scorse ore descritto come mai così concreto? Tutte questioni, pare di capire dall’operato degli ultimi giorni del governo Draghi, del tutto importanti ma che, incredibile ma vero, non impediscono di occuparsi della Strategia Nazionale Lgbt+(2022-2025), ossia di un tema che sta a cuore ad una frazione infinitesimale e ultrapoliticizzata della popolazione italiana (ben più piccola, per capirci, della quota di popolazione omosessuale).

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Naturalmente, in tutto questo c’è anche una nota positiva, e cioè che, con l’insediamento del Governo Meloni – che speriamo abbia luogo al più presto – si spera che non si sentirà più parlare per un po’ di iniziative a parole contro le discriminazioni ma, nei fatti, fortemente indottrinanti. E chi fino ad oggi nutriva dubbi che quest’ultimo tema costituisse una priorità, quasi una ossessione per taluni politici e funzionari, si può andare a leggere questo surreale provvedimento con il calce il logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri - datato 6 ottobre 2022 - che, con le priorità di famiglie, giovani e scuole non ha davvero nulla a che vedere.

 

 

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