L’educazione sessuale, soprattutto quella di base, deve avvenire in famiglia. Fare i genitori non è facile, per niente, ma di solito essi hanno un’arma segreta che li assiste.
Di solito i genitori (vivaddio) amano i loro figli. E l’amore materno e paterno guida le risposte, i comportamenti... dà anche coraggio e saggezza dove a volte mancano.
Questa è l’esperienza di vita della stragrande maggioranza degli esseri umani che – dalla preistoria ad oggi – bene o male, con errori e senza, hanno comunque educato i figli.
Certo quelli che fanno notizia sono i genitori che sbagliano, uccidono, ecc. Ma sono – appunto – dei casi limite.
A proposito di educazione sessuale, quindi, i genitori – avendo essi stessi bene o male ricevuta la loro – sapranno darne una “migliore” ai propri pargoli. E certamente loro li conoscono meglio di qualsiasi docente o professionista.
Però gli psicologi esistono e possono essere consultati, ovviamente.
Quindi riportiamo alcuni consigli (dei quali – forse – un genitore mediamente abile non ha molto bisogno), che comunque possono essere interessanti.
Li ha pubblicati Simona Sciamplicotti su Aleteia il 17 luglio scorso.
Anzitutto premette che l’educazione sessuale è una delle tante occasioni “per godere la vita familiare e arricchire la vita quotidiana”.
Poi indica quattro regole da seguire, secondo il consiglio degli esperti:
PRIMA REGOLA: ARRIVARE IN TEMPO
A questo proposito è meglio non ingannarsi: i nostri bambini sanno molto più di quello che crediamo, e per questo è meglio parlare “un’ora prima” che “cinque minuti dopo”. Attualmente i bambini maneggiano fin da molto piccoli TV e PC che normalmente tendo ad essere cattivi maestri.
La prima fase di comunicazione con i figli deve essere quindi dedicata ad ascoltare ciò che pensano e dicono, o a interpretare i loro silenzi di fronte a certe situazioni. Da questo deriva la necessità di creare rapporti di vicinanza con i figli, di modo che i genitori siano i primi a rendersi conto di ciò che accade loro; prima saranno le cose più semplici, poi alcune più serie. Se di fronte a queste prime inquietudini i bambini trovano accoglienza da parte dei genitori, allora confideranno in quella fonte per future inquietudini sulla sessualità.
SECONDA REGOLA: PARLARE CHIARAMENTE
Si è notato che i genitori provano troppo timore ad affrontare questo tipo di temi, e per questo stesso timore in genere “aggrovigliano” le loro spiegazioni al punto che i bambini restano più confusi dopo la conversazione di quanto non lo fossero prima. In questo aspetto, è quindi fondamentale che i genitori si preparino e leggano sul tema, parlino con altri genitori delle loro esperienze e consultino gli psicologi della scuola. Ciò che conta è avvalersi di fonti affidabili e ben orientate.
TERZA REGOLA: FORNIRE LE INFORMAZIONI IN MODO GRADUALE
Non si spiegheranno gli stessi temi né si forniranno gli stessi dettagli a un bambino di 6 anni e a un adolescente di 14. Le informazioni verranno aumentate man mano che i figli crescono e mostrano maggior interesse. Quanto ai più piccoli, è raccomandabile chiedere loro cosa vogliono sapere e a partire da lì dare una spiegazione di base senza ulteriori dettagli, perché possano capire e restino tranquilli perché sono state fornite loro le informazioni che richiedevano.
QUARTA REGOLA: AFFRONTARE TUTTI GLI ASPETTI, NON SOLO QUELLI FISICI
L’educazione affettiva e sessuale deve abbracciare la totalità dell’essere umano, non solo gli aspetti fisici. Si tratta di preparare i giovani all’amore.
Un’adeguata educazione affettivo-sessuale può fare la differenza nella vita di una persona, e per questo è una responsabilità esclusiva dei genitori. Non bisogna poi dimenticare la regola base dell’educazione, istruire con l’esempio; essere coerenti con l’idea di sessualità che si trasmette ai figli e vivere in modo conforme ad essa”.
Redazione
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