C’è poco da fare: il vero faro del festival Atreju 2023, che si è concluso domenica scorsa, – subito dopo la padrona di casa, Giorgia Meloni -, è stato lui, Elon Musk. L’uomo più ricco del mondo difatti ha saputo calcare alla grande la scena dell’appuntamento di quello che oggi è il primo partito italiano, e lo ha fatto parlando di natalità, crisi del clima, immigrazione e libertà di parola. Nel corso del suo intervento, come suo solito, il patron di Tesla, che aveva già incontrato recentemente il Presidente del Consiglio Meloni, ha saputo dire cose molto ragionevoli. Del resto, si sa come Musk sia un uomo capace di grandi visioni, che ha il merito di aver fatto letteralmente impazzire la sinistra mondiale prima annunciando e poi comprando il giocattolo più caro ai liberal e progressisti del globo: Twitter.
Non solo. Il celebre imprenditore, già distintosi anche per prese di posizione coraggiose contro per esempio l'ideologia woke – da lui definita come «divisiva, escludente e odiosa» - e contro la transizione di genere dei minori - «non dovremmo permettere interventi chirurgici gravi e irreversibili o farmaci sterilizzanti di cui» i bambini «potrebbero pentirsi», le sue parole - , ad Atreju 2023 è intervenuto con chiarezza, come si diceva poc’anzi, contro la denatalità: «Penso che l'Italia sia un buon Paese in cui investire, è un grande Paese ma vorrei sottolineare che mi preoccupa il tasso di natalità così basso». Ora, inutile ribadire come simili considerazioni siano sacrosante e sottoscrivibili a piene mani.
Il punto è che risulta difficile prendere prediche al riguardo, perfino per un Paese messo male come il nostro, da Musk. Perché? Perché l’imprenditore si è presentato con il figlio nato… con l’utero in affitto. Per questo ha ragione da vendere la giornalista Costanza Miriano quando afferma: «Elon Musk è un personaggio unico al mondo, un genio e un visionario, ed è innegabile che averlo ospite e ascoltarlo deve essere una cosa interessantissima. Detto questo, da lui prediche sulla natalità non ne prendiamo. Ha moltissimo da insegnare a tutti, ma non su questo, perché i figli non vanno comprati o fatti in provetta». In effetti, è difficile da dissentire da queste considerazioni, dato che il pur geniale imprenditore pare proprio nutrire un concetto meramente quantitativo della demografia e della famiglia stessa.
Al patron di Tesla interessano, cioè, in apparenza i numeri, molto meno i presupposti naturali e fondanti della cellula fondamentale della società. E non poteva essere altrimenti, come ha notato il mensile Il Timone, dato che «egli stesso arriva da un contesto familiare emotivamente e affettivamente problematico. In particolare i rapporti con il padre sono sempre stati tesi e conflittuali: Errol Musk, ancora nel 2022, in un'estesa intervista rilasciata alla radio australiana ha dichiarato senza mezzi termini di preferirgli l'altro figlio, Kimbal, in quanto più realizzato e capace di coniugare successo lavorativo e gratificazione familiare. Elon, al contrario, secondo il padre non riuscirebbe a coniugare la sua ansia di poter modellare il futuro con la prospettiva di metter su un'autentica famiglia».
Ora, lungi dal voler commentare simili dinamiche familiari, per chi – come Pro Vita & Famiglia – ha sempre combattuto e continua senza mezzi termini a combattere l’utero in affitto, ogni richiamo anche contro l’emergenza della denatalità è benvenuto; purché, ecco il punto, sia fatto alla luce di una coerenza che purtroppo Elon Musk non ha. C’è di più: il grande imprenditore, come noto, sposa tutta una visione transumanista – prova ne sia la sua Neuralink, startup di neurotecnologie che, dal 2016, sviluppa microchip da impiantarsi nel cervello -, che chiunque abbia a cuore la morale classica e l’ordine naturale delle cose non può che guardare con sospetto. Insomma, non è tutto oro quello che luccica.
Per questo, Pro Vita & Famiglia continuerà ad ascoltare con favore le parole di buon senso che Elon Musk dirà su determinati temi, ma si guarderà bene dal farne un idolo, ricordando anche a lui (come a tutti gli altri, del resto) le più elementari verità antropologiche. A partire da quella secondo cui i figli sono persone umane, e quindi non si comprano, esattamente come gli uteri non si affittano. Neppure se sei l’uomo più ricco del mondo.