15/03/2021 di Giuliano Guzzo

Europa “Lgbt Free”. Ecco perché è l’ennesima vittoria ideologica

Quando si profila la possibilità di una iniziativa ideologica, purtroppo l’Europa raramente se la lascia scappare. Se n’è avuta ulteriore riprova con la recente approvazione, da parte del Parlamento europeo, di una risoluzione che dichiara i Paesi dell’Unione europea «zona di libertà» per le persone Lgbtq. L’iniziativa, voluta da Popolari, Socialisti, Liberali, Sinistre e Verdi, ha in realtà un fine meno nobile di quello che, da tali filantropiche premesse, potrebbe apparire.

La risoluzione prende infatti spunto dalle polemiche contro le «Carte della famiglia» approvate da diverse comunità locali polacche negli anni scorsi nonché dalle recenti modifiche costituzionali e conseguenti norme ungheresi pro family; non a caso il documento è stato presento da vari media per quello che nei fatti è, e cioè uno schiaffo a Polonia e Ungheria, Paesi colpevoli di non essersi ancora allineati ai diktat arcobaleno e di rifiutare tutta quella retorica «contro le discriminazioni» che, nei fatti, si traduce in propaganda Lgbt.

Che le cose stiano in tali termini è provato dai contenuti della risoluzione in parola (B9‑0166/2021), che mira «a criminalizzare le pratiche della “cosiddetta terapia di conversione», a vincolare il rispetto di tutti i “diritti Lgbt”, a promuovere attenzione speciale per le persone transgender e via di questo passo. Approvato senza il voto degli Identitari (Lega) e dei Conservatori (Fratelli di Italia), il documento si configura insomma come condensato di ideologia le cui bozze, per quanto ne sappiamo, avrebbero potuto essere benissimo esser state scritte in una sede Arcigay.

Ad ogni modo, un aspetto appare tristemente inconfutabile: l’Europa, come si diceva all’inizio, non perde occasione per rilanciare la propria ideologia liberal e progressista in materia di diritti civili. E questo è un danno enorme, attenzione, non tanto e non solo per i pro family e per i diritti dei bambini ad essere educati – e non plagiati – all’insegna di valori veri, e non di finta e prestuosa tolleranza. No, la prima danneggiata da questa iniziative, a ben vedere, è proprio l’Europa. Non occorre infatti scomodare i demografi per vedere e comprendere come il problema numero uno del Vecchio Continente sia appunto il fatto che è…vecchio.

Nascono sempre meno bambini, il contributo degli immigrati – salutato come una manna - si è rivelato clamorosamente insufficiente per la tenuta demografica continentale e persino Paesi un tempo virtuosi sotto il profilo della natalità – come la Francia, che offre aiuti sostanziosi alle famiglie – oggi sono sotto il decisivo tasso di sostituzione dei 2,1 figli per donna. E davanti a tutto questo cosa pensa bene di fare, il Parlamento europeo? Di approvare una bella risoluzione pro diritti arcobaleno: una prova di esemplare fiuto politico, non c’è che dire. Il punto è che l’Europa non è fallimentare solo demograficamente.

Persino nella gestione della pandemia, infatti, Stato Uniti e Regno Unito stanno procedendo a ritmi incomparabilmente superiori per velocità ed efficienza, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione dei vaccini. Invece l’Europa priva di un futuro demografico – anzi, per la verità già soggetta a spopolamento in alcune sue zone – e che finora, con riferimento ai vaccini appunto, ha condotto trattative fantozziane con le case farmaceutiche, facendosi di fatto prendere per il naso, che cosa fa? Approva risoluzioni per fare contente le minoranze arcobaleno, per essere «zona di libertà» per le persone Lgbt. Quando si dice il tempismo.
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