Com’è nel suo stile, non le manda a dire. È molto diretto monsignor Giampaolo Crepaldi. L’arcivescovo emerito di Trieste, fondatore dell’Osservatorio internazionale Cardinal Van Thuan, non ama l’ideologia europeista attuale, dominata da un «nichilismo post-moderno», a cui - afferma - bisogna rispondere, riscoprendo i magisteri di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI ma, soprattutto, andando a votare i candidati che più espressamente sostengono i principi non negoziabili. Intervistato da Pro Vita & Famiglia, monsignor Crepaldi deplora l’astensionismo e, in modo più o meno esplicito, incoraggia a porre il segno sulla scheda a favore di coloro che sostengono i valori cristiani e, in generale, universali di difesa della Vita, della famiglia e della libertà.
Eccellenza, a poche ore dall’apertura delle urne, quali sono, in estrema sintesi, gli scenari a cui va incontro il nuovo europarlamento e i cambiamenti che, con tutta probabilità, si prospettano?
«Parlando di scenari, mi pare che la proposta più accreditata sia stata quella dell’ex primo ministro italiano Mario Draghi, il quale ha affermato che, se l’Unione Europea non vuole farsi schiacciare dalle altre superpotenze economiche, è necessario un “cambio radicale” tutto proteso a creare un superstato europeo. Mi pare che l’insistenza sulla necessità di passare a un debito comune e a una difesa comune siano evidenti prove che si vuole arrivare lì. Anche le due transizioni digitale ed ecologica sono pensate per condurre a quello. Personalmente ritengo che sia più saggio e utile rifarsi al vigoroso magistero sull’Europa di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI».
L’argomento più ricorrente nei commenti politici di questi giorni è l'astensionismo: ci sono, invece, a suo avviso, buone ragioni per andare a votare?
«Astenersi è un errore madornale, soprattutto se a farlo sono i cattolici, perché le prossime elezioni europee sono importanti. Ritengo, infatti, che, data l’importanza di questo appuntamento, convenga andare a votare, scegliendo partiti e candidati sostenitori dei principi non negoziabili. A questo riguardo, Pro Vita & Famiglia ne ha fatto un elenco puntuale e illuminante».
I temi della vita e della famiglia (aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, utero in affitto) avranno una loro incidenza nel dibattito europarlamentare? In che modo saranno orientati?
«Come sarà e cosa farà il prossimo europarlamento non lo sa nessuno. Quello che sappiamo però è che a Bruxelles c’è un ceto dominante che ha una cultura improntata al relativismo o, meglio, al nichilismo postmoderno. Si tratta di una élite potente che condivide l’ideologia del globalismo, dell’ecologismo, del riconoscimento dei diritti ad oltranza, dell’individualismo narcisistico, con una cultura distruttiva della vita, della famiglia, della religione. L’Unione è in mano ad una cultura post-naturale e postcristiana che non può portare che alla catastrofe, perché ritiene che tutto sia disponibile».