Un uomo di 45 anni, caduto in depressione da quando nel 2011 la moglie morì scivolando da un precipizio in circostanze sospette, decide di farla finita.
Così contatta un medico e, con l’assunzione di un medicinale importato illegalmente dalla Cina, si fa aiutare nel folle gesto di togliersi la vita. Nessuna malattia, nessuna triste prognosi di pochi mesi di vita, solo la voglia di farla finita.
Questo dottore, l’attivista pro eutanasia Philip Nitchke, fondatore tra l’altro dell’associazione Exit International, invece di spedire l’uomo da uno psichiatra, decide di aiutarlo. La cosa, però, gli è valsa la sospensione dall’ordine dei medici.
Il Consiglio dell’ordine ha infatti convenuto che con questo comportamento Nitschke ha mancato al suo dovere professionale.
La triste vicenda ambientata in Australia pone ancora una volta sotto la lente di ingrandimento l’immenso margine discrezionale che si apre con l’introduzione dell’ eutanasia in un ordinamento giuridico.
Redazione