L’eutanasia in Belgio comincia a creare problemi.
Per la prima volta in 13 anni si sta mettendo in discussione un modello assai permissivo – e di fatto fuori controllo – che prevede il “diritto di morire” per tutti.
Qualcosa però deve essere andato storto e la Commissione federale di controllo, l’unico organo con voce in capitolo ha deciso di vederci chiaro.
Il caso scatenante coinvolge il dottor Marc Van Hoey, un medico che pratica abitualmente l’eutanasia ed è membro di un’organizzazione che la propaganda. Van Hoey è quello che ha ucciso l’anziana di 85 anni sana, ma “stanca di vivere”, di cui abbiamo parlato qui: questa motivazione, tuttavia, non prevista dalla legge. Secondo Robert Clarke di ADF International, il fatto che dopo 13 anni si sia arrivati a mettere in discussione l’azione di un medico per la prima volta “è un riconoscimento che la legge è fatta male, che le persone vulnerabili non sono salvaguardate e che i dottori potrebbero aver superato i limiti che erano loro posti perfino in Belgio”.
La signora Simona de Moore è diventata famosa grazie al documentario australiano “Allow me to die”, nel quale si parlava della sua storia. Ma adesso Van Hoey rischia di essere perseguito per omicidio, in quanto ha compiuto un’eutanasia illegale. Sempre secondo Clarke, questa storia costituisce un avvertimento anche per gli altri paesi che volessero seguire il percorso del Belgio.
Questo fatto porta quindi a riflettere, soprattutto alla luce del fatto che la legge belga è assai permissiva. Basti ricordare che, nel luglio di quest’anno, aveva fatto scalpore in tutto il mondo la storia di Laura (nome di fantasia), che a 24 anni aveva deciso di ricorrere all’eutanasia e aveva ottenuto il permesso di farlo: a quanto pare era in stato di “sofferenza psichica”, una motivazione contemplata – e ritenuta sufficiente – dalla legge.
FMF
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