23/02/2016

Eutanasia – Il Canada prova ad arginare la deriva inarrestabile

Il Parlamento canadese ha recentemente approvato una legge sull’eutanasia.

Ma c’è chi tenta di inquadrare e delimitare in modo efficiente le fattispecie in cui si possono eliminare i malati.

In particolare c’è una senatrice che si batte per la tutela delle persone malate di mente da quando suo marito (un ex deputato) si è suicidato, nel 2009.

Denise Batters sostiene che le sofferenze psichiche devono essere escluse dal novero delle ragioni che giustificano l’eutanasia.

Ha vissuto in prima persona l’impatto tremendo che ha il disagio psico – esistenziale, non solo sul soggetto interessato, ma anche sui suoi familiari ed amici.

coscienza e eutanasiaLa senatrice è convinta che anche i Canadesi che sono favorevoli al suicidio assistito ritengono necessario salvaguardare coloro che attraversano periodi di ansia e depressione.

Costoro meritano assistenza medica e psicologica, non un’iniezione letale.

 La Batters ha perfettamente ragione, ma è difficile “rimettere il genio nella bottiglia” dopo che lo si è fatto uscire. Questa espressione è stata usata dal medico olandese Theo Boer che – inizialmente favorevole alla regolamentazione del suicidio assistito – si è reso conto che la deriva eutanasica è inarrestabile. Ed ora si appella agli altri Paesi che meditano sulla legalizzazione dell’eutanasia  invitandoli a non commettere lo stesso errore che è stato commesso in Olanda e in Belgio: la situazione è degenerata in pochissimo tempo, la morte sta diventando un optional a richiesta, senza limiti e anche senza il consenso del paziente o dei suoi parenti.

Qui in Italia, a marzo, la Camera dei Deputati ha calendarizzato la discussione di un progetto di legge di SEL che vuole la legalizzazione dell’eutanasia.

Il Canada, oltreoceano, non ha ascoltato il monito di Theo Boer. Noi siamo più “vicini” all’Olanda: saremo in grado si sentirlo?

Redazione

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