Swissinfo ha riportato i dati pubblicati dall’associazione EXIT, che promuove e realizza l’eutanasia.
Nel 2015 hanno ammazzato 782 persone, 199 in più rispetto all’anno precedente: nel 2014 i morti sono stati 583.
Quindi in un anno c’è stato un + 34% di decessi procurati. Nel 2014, invece, rispetto all’anno precedente l’aumento era stato del 27%. In totale, in due anni, gli omicidi sono aumentati di oltre il 60%.
Vengono sottoposti a eutanasia tutti coloro che soffrono di un qualche dolore fisico o psicologico. Secondo i dati di EXIT, il 55% dei pazienti erano donne e il 45% uomini, l’età media di ogni persona, al momento della morte era di 77,4 anni. I pazienti vivevano principalmente nei cantoni di Zurigo, Berna, Argovia, San Gallo, e Basilea.
Ma spesso fruiscono dei servigi di EXIT in Svizzera anche gli stranieri. Nel mese di agosto 2015 è stata uccisa un’infermiera in pensione, un’ inglese di 75 anni, fisicamente in perfetta salute; nel 2014 anche l’italiana Oriella Cazzanello, di 85 anni, anche lei in buona salute, ha chiesto e ottenuto l’eutanasia in Svizzera perché non sopportava più di vedersi vecchia e brutta (così ha scritto ai parenti). Nell’aprile 2013, Pietro D’Amico, un magistrato calabrese di 62 anni, si è fatto ammazzare pensando di essere malato di cancro, e poi si è scoperto che non era vero.
Il Bundestag tedesco nello scorso novembre ha aperto la falla nella diga in Germania.
Ora tocca al Parlamento italiano discutere sull’eutanasia: avranno i nostri legislatori la coscienza di leggere questi rapporti e questi numeri? Sapranno far tesoro dell’esperienza disastrosa che è stata fatta nei Paesi dove l’eutanasia è stata legalizzata?
Redazione