In Belgio e nei Paesi Bassi è già in voga da tempo il prelievo di organi da pazienti che hanno richiesto l’eutanasia.
Questo potrebbe accadere anche in Canada: il Paese sta dimostrando che aprire la cosiddetta “falla nella diga” ha conseguenze disastrose che si verificano nel giro di poco tempo.
Michael Cook, di BioEdge, ci informa che, appena sei mesi dopo la legalizzazione dell’eutanasia, avvenuta a giugno, in un recente articolo sul Journal of Medical Ethics, due bioeticisti del Quebec caldeggiano la possibilità che chi chiede l’eutanasia possa contestualmente donare gli organi. Ciò sarebbe molto utile alla società, in ossequio al principio dell’autodeterminazione dell’individuo, un gesto di solidarietà sublime, ecc. ecc.
Di tutte le cattive idee associate con l’eutanasia, questa potrebbe essere la peggiore: è un modo tremendo di sfruttare le persone vulnerabili.
Immaginate una persona paralizzata. Fisicamente i suoi organi sono perfettamente sani: un problema neurologico (per esempio un incidente alla spina dorsale) ne impedisce il movimento.
Quanti momenti di sconforto possono capitare in una tale condizione? Quanto è importante per quella persona sentirsi amata e utile agli altri! Ma, in un momento di solitudine, di frustrazione e di scoraggiamento vede in TV un medico che loda la generosità indimenticabile di Tizio, la cui vita non era degna di essere vissuta – perché magari aveva un handicap simile a quello del telespettatore – ma che ha dato un senso alla sua vita donando i suoi organi a Caio e a Sempronio.
Se il paralitico decidesse in quel momento di donare gli organi e chiedere l’eutanasia, sarebbe un gesto libero e spontaneo? Sarebbe segno di quell’autodeterminazione che i vari cultori della morte vanno sbandierando a destra e a manca?
Quando si legalizza l’eutanasia, si gioca con la vita e la sensibilità delle persone più fragili e facilmente influenzabili. Questo dovrebbero ricordare i nostri deputati il 30 gennaio.
E i forti, i ricchi saprofiti che popolano i Paesi ricchi, sempre-giovani, che vivono delle vite abbronzate e di successo (quelle sì che sono “degne di essere vissute”...) avranno carne fresca da comprare – se hanno bisogno di organi – e avranno meno occasioni di veder ferita la loro “alta sensibilità”, perché in giro ci sarà molta meno gente sulla sedia a rotelle.
Francesca Romana Poleggi