21/09/2020 di Manuela Antonacci

Facebook censura i pro life ma protegge le organizzazioni violente

Tra i nuovi obiettivi di Facebook, almeno in teoria, ci sarebbe quello di combattere la “violenza politica” al fine di evitare pressioni pre-elettorali. Eppure, ora come ora, il social network più usato al mondo, consente alle organizzazioni Antifa di organizzare e condividere contenuti in aperto conflitto con le politiche ufficiali di Facebook.

Inoltre, nonostante fossero state rimosse due fonti di informazione estremiste di sinistra - It’s Going Down e Crimethinc, coerentemente con i principi della nuova politica della piattaforma "Dangerous Individuals and Organizations" finalizzata a reprimere i gruppi "legati alla violenza”, tuttavia, Facebook si è anche rifiutato di agire contro altre due controverse pagine di sinistra - Rose City Antifa e Adbusters.

La “fama” dell’organizzazione di Rose City Antifa riguardo le pressioni e la violenza esercitate a scopo politico, è ben conosciuta anche da giornali del calibro di The Washington Times e The Washington Post. Il Post, in particolare, ha in passato pubblicato una foto intitolata: "Membri non identificati di Rose City Antifa hanno picchiato Andy Ngo, un giornalista indipendente."

Tutto ciò è decisamente aggravato da un clima pre-elettorale di guerriglia che si respira in America, alle soglie delle elezioni presidenziali. Pensiamo ad esempio all’azione dell’associazione canadese di sinistra “Adbusters”, che sta tentando di immischiarsi nelle elezioni U.S.A. Il gruppo, che ha dato il via alle proteste di Occupy Wall Street, sta ora pianificando un assedio di 50 giorni alla Casa Bianca a partire dal 17 settembre.

Il bello è che il fondatore e CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ha ben espresso, in un'intervista di inizio settembre per Axios le propriee preoccupazioni per i prevedibili, futuri, disordini civili: "Penso che dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre le possibilità di violenza o di disordini civili a seguito di queste elezioni." Eppure, nonostante sia stato contattato a questo scopo e gli sia stato presentato anche un ampio rapporto sulle azioni di violenza portate avanti dal Rose City Antifa, finora si è rifiutato di agire. Per di più si aggiunga che la stessa organizzazione ha utilizzato Facebook per diffondere un post in cui si compiaceva per l’aggressione del giornalista Andy Ngo picchiato il 29 giugno 2019 e che in seguito ha riportato un trauma cranico. L’arma piuttosto fantasiosa, era costituita da "milkshakes" ai quali era stato aggiunto del cemento a presa rapida e utilizzati anche in altre manifestazioni. Rose City Antifa a riguardo ha avuto anche il coraggio di commentare: "Quando l'Alt Right ci passa i limoni, facciamo dei milkshake deliziosi!

Il post, nonostante gli standard comunitari di Facebook specifichino nella sezione "Violenza e incitamento all’odio" che gli utenti non possono pubblicare "Qualsiasi contenuto contenente dichiarazioni di intenti, inviti all’ azione, o alla violenza a fini elettorali”, non è stato rimosso. Si aggiunga che gli attivisti Antifa non sono assolutamente nuovi a questo tipo di azioni: infatti si erano già scatenati alle elezioni del 2016 e il giorno dell'insediamento del presidente Trump, nel 2017. La preoccupazione di Zuckerberg in vista delle elezioni del 2020, attualmente, è espressamente forte.

Allora ci si chiede come mai non si fa nulla, a livello mediatico per prevenire cose prevedibilissime e copioni che si sono già svolti in passato? E come mai Facebook che è tanto zelante a censurare pagine cristiane pro life e pro family, lascia a cuor leggero, che veri e propri criminali, scorrazzino sulla sua piattaforma?

 

 

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