Quando nasce un figlio, la famiglia subisce una trasformazione enorme, che coinvolge sia la mamma, sia il papà, sia gli eventuali fratellini e altri parenti vicini.
Per favorire quindi un primo assestamento, a beneficio di mamma e neonato, nella frenetica società odierna, si è pensato di istituire il cosiddetto per i padri il cosiddetto “congedo nascita”. Alcuni giorni che vengono concessi per permettere anche all’uomo di godersi e conoscere suo figlio, di “prendere confidenza” con il suo nuovo ruolo e di supportare psicologicamente e di aiutare la neo-mamma.
Ed è proprio su questo congedo che qui ci interroghiamo: nel 2019 questo “incentivo” sarà confermato nella formula del 2018, ossia con quattro giorni di congedo obbligatorio retribuito al 100% per il papà, oppure si tornerà a soli due giorni? Il Governo dovrà pronunciarsi entro l’anno, perché la formula adottata nel 2018 era una sperimentazione annuale, a termine.
Il nostro auspicio, che è anche un appello al ministro della famiglia Lorenzo Fontana, non solo è che il congedo nascita per i padri venga confermato nella formula dei 4 giorni, ma che venga anzi ulteriormente esteso e che, per una volta, l’Italia possa vantarsi di non essere il fanalino di coda dell’Europa. Europa nella quale le usanze sono assai difformi, tanto che la Commissione Europea si interrogando sulla possibilità di proporre un minimo di 10 giorni di congedo al neo-papà, retribuiti almeno come la malattia.
Una scelta di questo tipo, oltre a essere utile dal punto di vista pratico, corrisponderebbe a un ottimo segnale culturale in favore della famiglia. Infatti, di fronte a eventi importanti quali sono il matrimonio, o la nascita di un figlio, anche la nostra società sempre alla rincorsa del tempo e votata alla produttività (sempre e comunque, domeniche incluse) dovrebbe sapersi fermare. La famiglia, e con essa la ripresa della natalità, devono essere rimesse al centro della società e per esse lo Stato deve essere pronto a fare dei sacrifici anche a livello economico.
Nella consapevolezza, come spiegano gli economisti, che si tratta di un investimento che – nel lungo termine – produce un guadagno: più si favorisce la famiglia, più aumenta la natalità (e diminuiscono gli aborti) e più si realizza una ripresa economica.
Il ragionamento è semplice e lineare. Tutto sta nella volontà di crederci veramente, come hanno per esempio fatto l’Ungheria e la Polonia (con risultati degni di nota!).
Giulia Tanel