Rimettere la famiglia al centro non è, e non può essere, solamente uno slogan politico. Deve tradursi in realtà, in azioni che concretamente vadano in tale direzione.
Un esempio di attenzione alla famiglia – con qualche distinguo, come vedremo – arriva in questi giorni dall’Alto Adige, dove è stato approvata una mozione proposta dai Verdi che prevede un congedo di tre settimane per i neo papà.
Scrive il quotidiano L’Adige: «Tre settimane di congedo parentale facoltativo per i papà nei giorni immediatamente successivi al parto, per dare una mano alle mamme e aiutare così a prevenire la depressione post parto: è quanto prevede una mozione dei Verdi approvata con 19 sì e 6 astensioni dal consiglio provinciale di Bolzano. La presentatrice della mozione Brigitte Foppa ha sottolineato che ormai molti padri assistono alla nascita dei loro figli, mentre la loro presenza a casa nei giorni subito dopo il parto sarebbe un aiuto prezioso per le mamme».
Considerazioni giuste, pienamente condivisibili. Unica nota di demerito è il riferimento della Foppa alle coppie omosessuali, con la pretesa che il congedo venga dato alla “mamma 2”, se la coppia è lesbica: punto assolutamente non condivisibile. I bambini nascono da una mamma e da un papà e hanno il diritto ad essere cresciuti con loro, per il loro benessere. Tutelare per legge che un bambino possa nascere e crescere orfano è puro egoismo.
Una mozione, questa altoatesina, che va ben oltre i quattro giorni concessi ai papà su scala nazionale nel 2018 e che è da applaudire, oltre che per la disponibilità a sostenere l’investimento economico che essa implica, ma soprattutto per il segnale che viene trasmesso a livello culturale e di società: i figli sono un dono prezioso, per i quali è giusto che la collettività investa.
D’altronde, se è pur vero che un neonato ha di certo maggiore urgenza di avere accanto a sé la mamma, è altresì vero che la donna ha necessità – soprattutto nei primi 40 giorni dopo il parto – di avere accanto a sé persone che la sostengano psicologicamente e che la aiutino concretamente. Inoltre, anche i papà (così spesso bistrattati) hanno bisogno di tempo per metabolizzare la nascita di un figlio: se la donna ha infatti già instaurato con il proprio bambino un legame nell’arco dei nove mesi di gravidanza, l’uomo inizia a entrare in una relazioni più diretta e intensa con il proprio bambino solo a partire dalla sua nascita ed è giusto che vi sia la possibilità di un tempo dedicato per farlo.
Applaudiamo dunque a questa decisione dell’Alto Adige, che valorizza la famiglia nella sua integrità e ne pone al centro la sua funzione generativa. Ci auguriamo che ora, a livello nazionale, si sappia cogliere questo input e metterlo in pratica su vasta scala, senza accampare scuse legate alle risorse economiche: il punto non è avere soldi, bensì saperli ben utilizzare. Ovviamente, s’intende, il tutto a tutela dell’unica famiglia e coppia genitoriale possibile: quella composta da un uomo e una donna.
Teresa Moro
Fonte: L’Adige
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